- Titolo: Il greco Sinone condotto innanzi a Priamo
- Autore: Pieter Matthias Goddyn
- Data: 1782 (I premio)
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensioni: cm 91,8 x 135,7
- Provenienza: Parma, Accademia di Belle Arti
- Inventario: Inv. 17/1
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: L'Accademia
Le corone del concorso di Pittura bandito dall’Accademia di Parma nel 1782 vennero vinte da artisti stranieri con due “buone pitture à la page” (Godi 1974, p. XXVI), esemplari del nuovo stile neoclassico.
La prima venne assegnata a questa tela di Pieter Goddyn, pittore fiammingo introdotto all’arte dal padre scultore ma perfezionatosi prima all’Accademia di Bruges (primo premio per il disegno di Modello dal vero nel 1772), poi a Parigi e a Roma sotto la guida di Joseph-Marie Vien (Coekelberghs 1976, pp. 392-393). Dal maestro egli riprende la chiarezza della composizione e lo studio attento sia della statuaria sia dei costumi antichi.
Ciò si riflette nella sua rappresentazione dell’episodio virgiliano proposto dal concorso. Sullo sfondo di un cielo terso si stagliano la sagoma del cavallo e le mura della città di Troia, nelle cui forme essenziali si può rintracciare l’influenza di Poussin. L’evento però è tutto concentrato in primo piano, a imitazione dei bassorilievi antichi.
Goddyn rispetta nella composizione quanto i giudici avevano raccomandato nel bando: pone Priamo “venerabile per l’età e pel grado, assiso all’ombra di qualche pianta… con alcuni guerrieri” e, innanzi a lui, “il perfido Greco seminudo, e lacero” mentre “solleva le disciolte mani, e s’apparecchia a disvelare il mistero del prodigioso cavallo lasciato dai greci sul lido” (Pellegri 1988, p. 185). Il particolare risalto di queste sulle altre figure è ottenuto sia grazie al loro porsi in piena luce sia per i colori sgargianti delle vesti, che spiccano sui toni più scuri degli altri personaggi. La tela è affollata ma il pittore sa variare le pose e i gesti dando vita a una composizione ben orchestrata e in grado di trasmettere in modo controllato il senso di concitazione del momento. Particolarmente riuscita è la figura di Priamo, regale, solenne, dignitosa. Cirillo e Godi hanno indicato come modello il Paride dipinto da Gavin Hamilton per Venere offre Elena a Paride, oggi al Museo di Roma (Cirillo – Godi 1979d, p. 34).
In effetti le due figure sono quasi sovrapponibili, se si esclude la posizione delle braccia. Anche il modo di dipingere del fiammingo pare debitore della pittura di Hamilton. Ma il senso fortemente plastico delle sue figure, i contorni netti, i panneggi insistentemente rigidi parlano di una sensibilità scultorea derivatagli probabilmente dall’insegnamento paterno e sviluppatasi attraverso lo studio della statuaria romana. Se infatti la posa di Priamo deriva da Hamilton, il volto si ispira a un’erma antica presente nei giardini di Villa Medici, disegnata anche da David (Musée du Louvre, inv. 26103), e si può ipotizzare che, all’origine di questo vegliardo seduto, vi sia, prima di tutto, un esercizio condotto sulla copia di statue curuli.
I colori di Goddyn sono omogenei, compatti, stesi quasi a zone monocrome e privi di sfumato, e acuiscono l’impressione di modellato scultoreo, distribuendosi secondo una tavolozza squillante, a tratti stridente. La giuria si espresse a favore della “composizione… piena di studio e di giudizio”, del “costume benissimo osservato nelle berrette Frigie, e nell’armi, ed in tutti gli accessori”, del “colorito… di buon impasto”. Solo il disegno delle figure risultò “nelle estremità… alquanto scorretto e un po’ tozzo nelle proporzioni” (Pellegri 1988, pp. 187-188). L’opera costituisce il primo dei due soli quadri a noi noti di questo artista. Un altro, un’Allegoria della Geometria e della Matematica, si conserva ai Stedelijke Musea di Bruges e fu realizzato da Goddyn poco dopo il suo rientro in patria nel 1784. (M.C.)