Questo affresco con Marte e Venere fa parte di un gruppo di cinque frammenti provenienti da una stanza del Palazzo del Giardino, la cosiddetta “reggia di là dall’acqua” fatta realizzare dal duca Ottavio Farnese a partire dal 1561.

Gli affreschi vennero staccati nel 1767, quando l’architetto Ennemond Petitot venne incaricato dei rifacimenti della villa dal duca Filippo di Borbone e modificò l’assetto cinquecentesco della residenza.

I brani superstiti, di forme e misure differenti, raffigurano scene mitologiche che, a causa della loro frammentarietà, non è possibile identificarne con precisione una trama narrativa unitaria. Non ancora definitivamente chiarita è anche la questione relativa alla loro originaria collocazione, anche se recenti interventi di restauro nel palazzo hanno indotto a supporre che i dipinti, concordemente assegnati a Bertoja, già separati in origine da cornici, si trovassero in una delle salette poste oggi nel sottotetto, oltre la sala detta di Perseo.

In questo frammento Marte è ritratto insieme a Venere vicino alla caverna della fucina di Vulcano.

La straordinaria modernità del Bertoja si ritrova anche in questi frammenti, in cui la stesura pittorica richiama i soggetti degli altri cicli da lui affrescati nel Palazzo del Giardino, come ad esempio nella sala del Bacio, dove le figure allungate secondo la “maniera” ripresa da Parmigianino sembrano fluttuare nello spazio tra rocce, caverne e paesaggi fantastici. I tratti stilistici e quel particolare effetto che sembra dissolvere le forme si accosta alle opere del periodo giovanile, intorno al 1566, appena dopo la realizzazione della Madonna della Misericordia della Galleria.