• Titolo: Vallata con boschi, castelli e i tre pellegrini in Emmaus
  • Autore: Lucas Gassel
  • Data: 1570 ca
  • Tecnica: Olio su tavola
  • Dimensioni: cm 52 x 61
  • Provenienza: Parma, collezione Dalla Rosa Prati, 1851
  • Inventario: 273
  • Genere: Pittura
  • Museo: Galleria Nazionale
  • Sezione espositiva: Deposito

Considerato pendant del precedente, il dipinto dimostra uno standard qualitativo nettamente superiore: l’apertura più ampia e l’impiego più preciso della prospettiva infondono alla composizione un respiro certamente diverso, tanto da porre qualche dubbio sull’identità delle mani.

L’evento sacro – come avviene spesso – diventa un pretesto, poiché l’intento principale dell’autore è quello di rappresentare il tipico paesaggio brabantino. I personaggi sono portati in primissimo piano e sembrano essere sorretti da un palco roccioso posto in controluce, incorniciato ai lati da esili alberi picchiettati di piccole foglie sulla cima. L’ampia veduta che si apre alle spalle dei tre pellegrini è assimilabile al paesaggio di tipo cosmografico per l’enorme spazio che abbraccia, ma ormai non più legato a quello patinieriano; tutto risulta infatti più amalgamato e le formazioni rocciose del fondo, dolcemente digradanti verso valle, condividono ben poco con i fantastici agglomerati giustapposti del famoso paesaggista anversese. Tutti questi cambiamenti rimarrebbero senza spiegazione se non si prendesse in considerazione la mediazione offerta dalle serie dei Piccoli e Grandi paesaggi di Pieter Bruegel il Vecchio, incisi da Hieronimus Cock fra il 1558 e il 1560.

Le tonalità che permeano l’atmosfera del quadro, giocate sul bruno dorato, e le figure più allungate rispetto al Paesaggio con il battesimo di Cristo potrebbero anche suggerire la presenza di una personalità artistica diversa rispetto a Gassel, per esempio il Maestro del Figliol prodigo. Marlier (1961, pp. 75-111) aveva ricostruito la figura di questo artista individuandone i caratteri distintivi in maniera ineccepibile. Fra le varie componenti del gusto di questo pittore c’è la propensione a illustrare temi dell’Antico e Nuovo Testamento, a porre l’episodio in primo piano, preferibilmente in una piattaforma rocciosa e la preferenza per i toni bruni tendenti al rosso e al dorato. Il confronto con due fra le opere più sicure dell’artista, I tre pellegrini in Emmaus di Varsavia (Narodowe Museum) e il Paesaggio con fuga in Egitto di Padova (Museo Civico, cfr. Banzato 1997, p. 109) evidenzia però anche consistenti differenze, soprattutto nelle figure, più smilze e allungate, riprese in un tipico andamento danzante, mentre i volti sono scavati e quasi caricaturali.

Il quadro qui analizzato spetterebbe dunque ancora a Lucas Gassel, in questo caso rinnovato dal confronto con le stampe di Bruegel, avvicinandolo per esempio al Paesaggio con Mercurio e Argo già a Vienna, distrutto durante il secondo conflitto mondiale e riprodotto da Franz (1969, fig. 139), o al Paesaggio con Cristo e la donna di Canan di Praga (inv. O 68) è possibile rilevare più contatti specialmente per l’organizzazione del paesaggio.

L’opera di Parma sembra però ancora migliore per la qualità delle figure: questo dato spingerebbe a proporre una data compresa tra la fine del sesto e la prima metà del settimo decennio del ’500.

Scheda di Maria Pietrogiovanna tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere Il Cinquecento, Franco Maria Ricci, Milano, 1998.