- Titolo: Transito della Vergine
- Autore: Anonimo di ambito russo
- Data: Prima metà del XIX secolo
- Tecnica: Tempera su tavola
- Dimensioni: 31 x 23,4
- Provenienza: ignota; già in Galleria nel 1875
- Inventario: GN453
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Dal Medioevo a Leonardo Ala Ovest
La tavola, i cui bordi sono stati probabilmente rifilati dopo l’esecuzione a giudicare dalle immagini tagliate degli apostoli laterali, raffigura la Koimesis (Rothemund 1966), equivalente della Dormitio Virginis occidentale, una delle Dodici Grandi Feste del ciclo liturgico ortodosso e come tale inseribile nell’iconostasi.
Il tono generale composito della tavola evidenzia la connessione semantica e lessicale di contesti profondamente diversi fra loro come talora avviene anche nelle icone cosiddette “cretesi-veneziane”, ma anche in tavole russe del tardo XVII (Popov-Pavoloskaya 1995) o bulgare (Paskaleva-Prashkov 1979) del XIX secolo, che accostano tipologie aderenti al canone bizantino e difformi redazioni formali o viceversa. Questo uso traslato e vario di elementi linguistici in ambito russo è riscontrabile anche in raffigurazioni della tipologia già dal XVIII secolo (Kutschinski-Poetter 1991).
La gamma cromatica complessiva privilegia tonalità di rosso medio, con frequenti inserimenti ritmici di verde cupo e marrone rosato, e listature e lumeggiature in avorio e oro spento. L’anima della Vergine, canonicamente raffigurata come un’infante fra le braccia del Cristo, è avvolta in fasce verde chiaro modulato con larghe pennellate avorio intenso mostrando così un uso strumentale del colore difforme dal contesto bizantino. Scelte decisamente realistiche evidenziano sia il pavimento a grandi riquadri mattone con tocchi grigi e rosati quanto la cassa lignea che regge il letto funebre della Vergine (entrambi disposti in prospettiva), che si legano all’accentuata quasi esornativa tornitura plastica dei volti rotondeggianti e alla luce radente sui volti, elemento quest’ultimo che già da solo esclude stretti nessi formali con un ambito greco, anche se tardo (Elbern 1970).
La modulazione naturalistica dei volti è spesso riscontrabile in ambito russo a partire dalla metà del XVII secolo (Dell’Agata-Popova 1978), prima che con la fine del XIX secolo si noti un consapevole ritorno a tecniche e modelli più arcaici (Opie 1996).
Già attribuita alla scuola della Vojvodina (Rizzi 1976) per i rapporti proporzionali fra i vari piani facciali e la resa formale, la tavola sembra potersi connettere a un ambito russo (Fleischer 1995; Bloch-Diener 1972; Bianco-Fiorin 1975) con una datazione alla prima metà del XIX secolo.