- Titolo: Testa di santa
- Autore: Anonimo lombardo
- Data: metà secolo XVII
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensioni: cm 40 x 35
- Provenienza: Ignota
- Inventario: GN 1045
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Deposito
Di recente sottoposto a un’operazione di restauro, il dipinto si presentava fino a qualche tempo fa sporco e ossidato, con tracce di stuccature e ritocchi piuttosto pesanti, dovuti a un antico intervento, che ne rendevano difficile la lettura non consentendone, pertanto, una corretta analisi stilistica.
Sottolineandone le pessime condizioni, Ricci (1896) attribuisce genericamente l’esecuzione di quest’opera a un pittore della Scuola di Guido Reni, senza ulteriori precisazioni, forse per la mancanza di notizie relative alla sua provenienza.
Egli si limita infatti ad aggiungere che il dipinto fu inventariato nel 1888, senza citare alcun documento a sostegno di tale fatto.
Pur confermata negli inventari successivi, che riportano addirittura una data precisa, quella del 15 dicembre, l’informazione risulta invece erronea dal momento che il quadro è menzionato col suo numero di inventario corrente già nel catalogo della Pinacoteca di Parma redatto dal Pigorini nel 1887, dove figura come una “Santa martire”.
Il restauro ha condotto al consolidamento della tela originale con eliminazione di una precedente foderatura, forse di epoca ottocentesca, all’asportazione dei ritocchi e al ripristino di alcune mancanze nella pellicola pittorica, rivelando un’opera di notevole qualità artistica, piccolo frammento di una tela più ampia, tagliata secondo un andamento lievemente diagonale che accentua la posa della santa con lo sguardo rivolto al cielo in atteggiamento estatico.
Allo stato attuale l’ipotesi di una derivazione dalla Scuola bolognese del Reni risulta improbabile, sembrando invece più adeguata la collocazione in un ambito culturale molto prossimo a quello di Carlo Francesco Nuvolone.
Una supposizione che può trovare conferma nel confronto tra la Testa di santa della Galleria Nazionale di Parma e alcune immagini femminili dell’artista che raffigurano Santa Maria Maddalena in estasi; si osservi in particolare la Maddalena in collezione privata databile intorno al 1650 (La pittura lombarda del ’600, 1985, fig. 396).
Un confronto tanto più pregnante quando si cerchi di individuare l’identità del personaggio rappresentato nella piccola tela di Parma; la presenza di un prezioso abito in pizzo, ricamato con delicati motivi floreali e la traccia di un oggetto posto alle spalle della santa, presumibilmente una Croce, potrebbero far supporre che si tratti del medesimo soggetto iconografico.
Anche il modo di disegnare le forme femminili, così morbidamente sensuali, messe in rilievo dall’ampia scollatura che scende a scoprire la spalla, come pure l’espressione dolce e lievemente patetica dello sguardo rivolto verso il cielo rivelano l’appartenenza a una matrice stilistica lombarda ricca di suggestioni emotive e sentimentali. Un’assegnazione che trova ulteriore conferma dal punto di vista stilistico nell’uso di una pennellata piuttosto densa e pastosa e di uno sfumato contrasto chiaroscurale che avvolge la figura di vaporose tonalità atmosferiche.