- Titolo: Suicidio di Lucrezia
- Autore: Antonio Lagorio, detto il Genovesino (?)
- Data: 1650-1700
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensioni: cm 94 x 71
- Provenienza: Parma, collezione Dalla Rosa- Prati, 1851
- Inventario: GN 882
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: I genovesi 1600-1700
Il dipinto versa ora in buone condizioni conservative grazie al restauro con il quale è stato provveduto alla foderatura della tela, alla sostituzione del telaio, alla pulitura della superficie cromatica e al ritocco pittorico.
Secondo quanto riportato nell’Inventario generale e nei cataloghi, sarebbe pervenuto alla Galleria nel 1851 con la collezione Dalla Rosa-Prati; ma andrà ricordato che già in un catalogo della “Ducale Galleria di Parma” del 1825 è segnalata, sotto il nome di Francesco Gessi, una “Lucrezia: mezza figura grande al naturale” (Notizie sulle Pitture… 1825, p. 16).
L’attribuzione a “Procaccini” riportata nell’Inventario della collezione Dalla Rosa-Prati è stata sostituita subito dopo con quella al reniano Francesco Gessi (Inventario generale… 1852, n. 122); proposta concordemente accolta dagli autori dei cataloghi della Galleria, da Pigorini (1887, p. 19) a Ricci (1896, p. 86) a Sorrentino (1931, p. 22), mentre Quintavalle (1939, p. 300), con definizione più generica, ha preferito riferire il dipinto alla Scuola bolognese del ’600 e porlo “nell’ambito del Reni” rilevandone “l’intensa colorazione verdastra vicina al Cagnacci”. In anni recenti è stata tentata una dubitativa identificazione con la Lucrezia romana di Lorenzo Loli un tempo nella collezione Parisetti di Reggio Emilia (Ambrosini Massari 1992, pp. 302-304).
In realtà l’approfondimento degli studi sulla pittura emiliana del ’600 ha privato di fondamento la proposta in favore di Francesco Gessi e non sembra neppure lasciare spazio a ipotesi di riferimento alla pur vasta e variegata situazione della pittura emiliana. Se l’espressione assorta e quasi sospesa dell’eroina romana può far pensare all’emotività delle figure femminili di Reni e di Guercino, la stesura pittorica e la gamma cromatica spostano piuttosto l’attenzione verso l’area genovese per i rinvii alla poetica di Valerio Castello e di Giovan Benedetto Castiglione.
Il modo di piegare i panni e il ductus del pennello che deposita striature grafiche ricordano in particolare le opere di un artista di origine genovese attivo prevalentemente nel Parmense, quell’Antonio Lagorio, o Lagori, che la critica è andata riscoprendo in questi ultimi anni sulle tracce delle prime segnalazioni di Cirillo e Godi, a dispetto del silenzio delle fonti. Mostra affinità con il nostro quadro, ad esempio, il San Siro e angeli della chiesa di San Siro a Coenzo di Sorbolo datato 1680 (Cirillo – Godi 1984, pp. 256-257). È probabile che, al pari di quest’ultimo dipinto la cui composizione è tratta da un modello incisorio del 1628, anche la Lucrezia debba la frontalità dell’impostazione a un prototipo di primo ’600, in questo caso verosimilmente bolognese.
Permane tuttavia una certa resistenza al trasferimento tout court di quest’opera nel catalogo di Antonio Lagorio a motivo della scarsa riconoscibilità della pennellata, solitamente briosa e staccata, e per un certo freno alla deformazione fisionomica che nell’artista genovese rievoca a volte la pittura di Francesco Maffei; caratteri reperibili in alcuni dipinti sconosciuti e variamente attribuiti che gli andranno invece riferiti, ad esempio una Carità in collezione privata modenese, una Figura allegorica con il sole e un frutto nella collezione della Banca Popolare di Vicenza, una Giustizia della raccolta del Seminario di Rovigo ora depositata presso l’Accademia dei Concordi, una Madonna col Bambino e san Giovannino della Galleria Gatti di Crema attribuita a Valerio Castello (1998), due analoghe versioni con Cristo e l’adultera (una presso “Antichità Brancaccio”, Torino, nel 1993; l’altra passata all’asta Sotheby’s, Monaco, 7-8 dicembre 1990, lotto 73) che bene si connettono alle quattro grandi tele bibliche del Musée des Beaux-Arts di Orléans (Sueur, in Italies… 1996, pp. 200-207), alla Santa Margherita dell’oratorio di Santa Croce a Soragna (Godi, in Dipinti e disegni genovesi… 1973, p. 52) e alla Cleopatra di collezione privata a Samboseto di Soragna, oltre che alla serie degli Apostoli e degli Evangelisti dell’oratorio dei Santi Antonio e Rocco a Varese Ligure (Mari, in Ratti 1989, pp. 61-63).