• Titolo: Strage degli innocenti
  • Autore: Sebastiaen Vrancx
  • Data: XVII secolo
  • Tecnica: Olio su tela
  • Dimensioni: cm 83 x 110
  • Provenienza: Parma, collezione Sanvitale, 1834Parma, collezione Dalla Rosa Prati, 1851; in deposito presso la Presidenza della Camera dei Deputati dal 1927
  • Inventario: GN958
  • Genere: Pittura
  • Museo: Galleria Nazionale
  • Sezione espositiva: Deposito

Una testimonianza della presenza ormai indiscussa di Sebastiaen Vrancx a Roma è data da questo dipinto in pendant con il seguente, e parimenti in deposito presso la Camera dei Deputati a Roma.

La firma e la data rendono la tela un documento importante per comprendere l’impatto che la cultura dell’antico aveva generato nell’artista.

Non tutte le opere infatti – a partire da quella in pendant e dalla Predica di san Giovanni Battista, firmata e datata nello stesso anno ed esposta nella Galleria Nazionale di Parma (Fornari Schianchi s.d. [ma 1983], p. 139 e scheda n. 297 in questo volume anche per notizie biografiche) – sono così intrise di riferimenti precisi alle architetture e alle rovine romane. Vrancx aveva iniziato ad Anversa il suo primo apprendistato presso Adam van Noort per poi intraprendere il quasi obbligato viaggio in Italia, avvenuto senza dubbio entro il 1597, quando era già attivo a Roma e collaborava con l’incisore Jean Turpin. Molti elementi presenti nel repertorio dell’artista hanno spinto la critica a ipotizzare una sosta a Venezia e probabilmente a Treviso, dove si era stabilito Lodewijk Toeput conosciuto come Pozzoserrato (quest’ultimo sembra aver influito specialmente sulla tendenza di Vrancx a rappresentare giardini e ville). La permanenza dell’artista nella nostra penisola dev’essersi conclusa proprio entro il 1600 poiché nello stesso anno figura iscritto come maestro nella gilda di San Luca di Anversa (cfr. Rombouts – van Lerius 1872, I, p. 293; van der Auwera 1981, p. 138, nota 12), tale congiuntura rende piuttosto problematico stabilire se i dipinti siano stati eseguiti in Italia oppure al rientro nelle Fiandre, se così fosse il pittore potrebbe aver attinto da alcuni disegni i riferimenti alle architetture romane.

La pratica di fissare i ricordi era piuttosto diffusa e anche Vrancx se n’è avvalso: una serie di fogli con riprese dall’antico si conserva oggi a Chatsworth (cfr. Jaffé 1993, pp. 173-176; per un accenno all’uso dei disegni anche Nappi 1995, p. 400).

Il dato certo che emerge dall’opera in esame è la consonanza stilistica con l’opera di Paul Brill che si era stabilito a Roma fin dalla seconda metà dell’ottavo decennio del ’500, e di Jan Brueghel – presente in città dal 1592 circa, ma già ripartito nel 1596 – con il quale collaborerà dopo il ritorno ad Anversa. L’influsso dei due noti paesaggisti anversesi è riconoscibile nell’ordito compositivo scandito da una serie di quinte differenziate da varie tonalità coloristiche che oppongono i bruni del primo piano ai verdi azzurri dello sfondo. Un confronto con il Mercato nel Foro romano, conservato a Dresda (inv. 858), firmato da Brill e per coincidenza datato 1600, si rivela piuttosto interessante sia per la consonanza del modulo compositivo sia per quello luministico.

La qualità notevole dell’opera in esame restituisce intatta l’imagerie dell’artista nordico che assembla in modo fantasioso le vestigia romane osservate dal vero: si riconoscono con precisione la torre delle milizie, l’arco di Costantino e Castel Sant’Angelo sullo sfondo, tutto è sapientemente collocato in un contesto improprio e di grande fascino, teatro però di un episodio drammatico che Puyvelde (1950), Bodart (1970) e Salerno (1977-78, I, p. 40) hanno voluto interpretare anche come allusione al sacco di Roma del 1527, probabilmente per la presenza del lanzichenecco in primo piano verso sinistra.

Iscrizione: Sebas. Vrancx 1600

Scheda di Maria Pietrogiovanna tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere Il Cinquecento, Franco Maria Ricci, Milano, 1998.