Il 23 novembre 1766 Teresa Maria Eleonora, talora ricordata come “contessa” (quale era nata in casa Orsini di Rivalta e Orbassano da Giuseppe Bonaventura e Teresa Delfina Saluzzo Miolans di Garessio, che la lasciò orfana a undici anni), fu aggregata alla Reale Accademia di Belle Arti di Parma in quanto “cultissima Dama del cui valore parla abbastanza l’esibita, e qui esposta sua Miniatura rappresentante una Sibilla” (Atti… 1757-1816, vol. X).

Al 29 gennaio 1767 data il forbito ringraziamento, con l’impegno a diffondere i bandi dei concorsi annuali (Corrispondenza 1763-1768). Nello stesso 1765 in cui era stata accolta dall’Accademia Clementina di Bologna, Teresa fu diseredata per incerta paternità a favore delle Opere di San Paolo. Ascritta alla nobiltà di Alessandria già dal 27 maggio 1754 per matrimonio con il marchese Giuseppe Maria Domenico (Giuseppe I) Cuttica di Cassine, dal quale ebbe cinque figli (Manno, Il Patriziato…, c. 129), ella meritò comunque pubblico encomio nella prima seduta della Reale Accademia di Pittura e Scultura di Torino, il 18 aprile 1778, da parte del segretario, conte Agostino Tana (Regolamenti… 1778).

A Parma, identità e personalità della letterata e pittrice dilettante – Accademica d’onore pure a Torino, appunto, e a Roma – sono rimaste fin qui celate in una piccola immagine cui si oppose l’ampiezza delle lodi alla dottrina, sfoggiata nel trascrivere una greca citazione da pulpito (Oracula Sibyllina VIII, 303-304) sul libro della profetessa. Utile si è rivelato, anche per determinare il titolo, l’accostamento a versi d’occasione composti nel 1773 “Per valorosissima ninfa che inviò alla R. Accademia delle Belle Arti una sua vaga miniatura rappresentante la Sibilla Cumea” dal segretario dell’istituto, Carlo Castone della Torre di Rezzonico (sonetto XXIV in Rezzonico 1977, senza identificazione dell’opera né dell’autrice). La prima quartina elogia l’inventio del soggetto, la seconda ripete suggestioni ecfrastiche dalla fonte virgiliana (Aen. VI, 35-155), entrambe iperbolicamente indicano in questa miniatura un’impresa rara per le donne; nelle terzine, la prosopopea dell’ispirata Sibilla promette eterna fama ed esalta la tecnica atta alla naturalezza delle sembianze (Cioccolo 2000).

Almeno altri due poeti, gli alessandrini Paolo e Alessandro Sappa, cantarono le doti di Teresa, padrona di una pratica pittorica diffusa nel suo sesso e censo, ma capace di imprimervi la cifra originale dell’erudizione, accumulata insieme con una raccolta archeologica e una ricca biblioteca. A testimonianza di tale connubio fra arte e sapienza, si invocarono a lungo (Novellis 1853) miniature apprezzate “per esattezza, pel modo franco, per la proporzione, per la vivacità del colorito, e specialmente pel contorno delle figure”: proprio “la Sibilla in atto di profetizzare la passione di Gesù Cristo, che si meritò avere posto nella galleria di Parma”, con la Pianta topografica di Alessandria, “l’Impresa dell’accademia degl’Immobili fiorente nella medesima città” e “il Seneca sven[a]to nel bagno, frammezzo a’ suoi amici, e mentre che sta morendo detta ad un amanuense lezioni di filosofia”.

Bibliografia
Atti … 1757-1816, vol. X, cc. 57-58;
Corrispondenza 1763-1768;
Regolamenti… 1778, p. 59;
Novellis 1853, pp. 215-216;
Rezzonico 1977, pp. 155-156, 241;
Musiari 1984, p. 61 e fig. 1;
Cioccolo 2000, pp. 341-342 e fig. 2
Antonio Musiari, in Lucia Fornari Schianchi (a cura di) Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere. Il Settecento, Franco Maria Ricci, Milano 2000.