- Titolo: Scultura colossale raffigurante Eracle
- Autore: Scultore di età flavia
- Data: Fine I sec. d.C.
- Tecnica: basanite (Pietra bekhen del Uadi Hammamat)
- Dimensioni: h max cm 373; h volto cm 50; largh. max cons. alle spalle cm 115; prof. max cm 86
- Provenienza: Giardini farnesiani di Campo Vaccino; Collezione Farnese
- Inventario: GN. 970
- Genere: Scultura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: I colossi del Palatino
Realizzato in contemporanea alla scultura colossale di Dioniso dalla stessa autorevole personalità artistica, destinati entrambi a decorare uno degli ordini giganti della reggia di Domiziano, probabilmente in posizione simmetrica, Eracle, mitico eroe delle dodici fatiche è rappresentato in appoggio sulla gamba destra, l’altra gamba leggermente flessa e avanzata e il capo volto a sinistra.
Stringeva nella destra col braccio presumibilmente steso lungo il fianco la clava, suo consueto attributo, di cui si intravede la parte terminale dai caratteristici nodi, addossata ad un tronco pure nodoso, ove si conserva la traccia di un puntello, vicino ai piedi del dio. La pelle del leone ucciso a mani nude da Eracle, detta leontè, durante una delle sue leggendarie imprese, poggia sull’avambraccio sinistro, scendendo fino a terra, descritta con grande cura nei particolari e nell’effetto accentuatamente coloristico, mentre nella mano, purtroppo perduta, recava verosimilmente i pomi delle Esperidi. Il volto pieno, dal mento pronunciato, con la chioma corta, ricciuta come la barba che copre le guance, richiama forse idealizzandolo il ritratto di Domiziano, secondo la consuetudine diffusa da Alessandro e frequentemente adottata negli ambienti ellenistici di assumere le sembianze di Eracle, simbolo di forza, coraggio e virtù per propagandare la propria immagine e la politica imperiale. Il torso ampio e possente, i pettorali fortemente sviluppati, ricca di annotazioni la resa delle altre masse muscolari, la scultura deriva il suo modello da un originale greco, probabilmente in bronzo, noto da numerose repliche databile al IV sec. a.C. L’energia, il vigore e la vitalità impersonati dall’eroe delle immani fatiche, sottolineato da una tesa e vibrante plasticità, in contrasto con la sensuale ambiguità di Dioniso, dio dell’estasi mistica e dell’irrazionale, evidenziato dall’atteggiamento flessuoso e dalla morbidezza delle carni assumono anche un sottile significato simbolico, riflettendo due opposti aspetti e modi di sentire della natura umana.
Il gusto, i tratti stilistici, il sito stesso del ritrovamento assegnano l’esecuzione della statua all’età flavia, probabilmente allo scultore Rabirio, uno dei pochi maestri di cui l’antichità romana ci abbia tramandato il nome.
Il restauro settecentesco ne ha sostanzialmente rispettato l’originaria impostazione, manifestando l’interesse per la cultura antiquaria del secolo, a cui si deve anche il trasferimento dagli Orti farnesiani del Palatino alla Reggia di Colorno nel 1724. Nel 1822 ritroviamo Eracle, insieme alla colossale statua di Dioniso sorretto da un Satiro, nella Sala Ovale della Galleria Ducale, per ordine di Maria Luigia.
Leonté
Termine che indica la pelle del leone nemeo, trofeo della prima fatica di Eracle. Per sconfiggere la feroce bestia, Eracle non poté usare armi – inefficaci contro la pelle invincibile – ma solo la forza dei propri muscoli. L’eroe, una volta strangolato il leone, si rivestì con la sua pelle e la leontè indica perciò un attributo fondamentale per il riconoscimento della figura di Eracle.