La terribile scena di stregoneria qui rappresentata aveva indotto il Quintavalle (1939, p. 323) a pensare che il fiamminghismo troppo evidente e “truculento” fosse opera di un italiano.

Senza dubbio alcune invenzioni presenti nel quadro (l’uccellaccio in volo, il teschio, il braciere) possono ricordare le opere di ispirazione negromantica di Salvator Rosa, per esempio le serie di tondi conservati in collezione privata a Firenze (Salerno 1963, fig. 26; Salerno 1975, nn. 74-77), ma la particolare ambientazione in un interno circoscrive un ambito più strettamente nordico: quello delle scene di genere con alchimie e sortilegi molto in voga nel XVII secolo. La vecchia rugosa ricorda molto da vicino le protagoniste dei quadri di Teniers il Giovane, uno dei più conosciuti generisti fiamminghi, che tende però a movimentare il fondo con caratteristiche porte o finestre alle quali si affacciano altri personaggi e anche a riempire lo spazio con oggetti ammucchiati con apparente disordine. Fra i pittori che traggono spunto dalle invenzioni di Teniers in area olandese si colloca Cornelis Saftleven, autore di varie scene ambientate all’interno di oscure taverneo stalle, episodi che spesso sottendono intenti fortemente satirici. Probabilmente anche “l’esagerazione” palpabile nel dipinto in esame potrebbe trovare nell’intento denigratorio dell’artista un’adeguata chiave di lettura. I luoghi descritti da Saftleven sono spesso popolati di varie specie di animali, come l’immancabile gatto, si veda in proposito l’Interno di una stalla, monogrammato e datato all’incirca 1665 del Museo di Dartmouth College di Hanover New Hampshire (Sutton 1984, pp. 294-295).

Il pittore inoltre tende a inserire anche nella cucina più dimessa dei semplici oggetti d’uso quotidiano che creano effetti di cangiantismo come quelli osservabili nella nostra tela. Altri aspetti però ridimensionano il livello qualitativo del dipinto parmense, in particolare lo sfondo indistinto e alcuni vistosi errori prospettici nella resa del braciere con il paiolo e dello sgabello al centro, consigliando pertanto un più prudente riferimento all’ambito dell’artista.

Scheda di Maria Pietrogiovanna tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere Il Cinquecento, Franco Maria Ricci, Milano, 1998.