- Titolo: Sant’Ignazio che accoglie san Francesco
- Autore: Andrea Pozzo
- Data:
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensioni: cm 58 x 39
- Provenienza: collezione Giulio Scutellari; Parma, collezione Gaetano Callani, 1839
- Inventario: GN 108
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Deposito
Il riferimento della piccola tela a padre Pozzo, riportato correttamente nell’inventario manoscritto della raccolta Callani (n. 15), con la quale il dipinto giunse in Galleria nel 1839, finì presto col perdersi o venire frainteso se nel 1875 esso figurava anonimo nel catalogo di Martini, e quindi assegnato da Ricci e Quintavalle – per evidente omonimia – all’attività del prolifico pittore romano Stefano Pozzi (1699-1768) alla cui produzione, passibile peraltro di una più attenta ricostruzione, esso resta però stilisticamente affatto estraneo.
La tela rappresenta sant’Ignazio, in abiti sacerdotali, che accoglie san Francesco Borgia nella Compagnia di Gesù, al cospetto della Madonna col Bambino e di angeli. L’opera è stata riconosciuta da Giovanni Romano come il bozzetto per la pala eseguita da Andrea Pozzo – forse memore di un modello di Lazzaro Baldi – per la chiesa di Santo Stefano del collegio gesuita di San Remo, in occasione delle celebrazioni liguri, il 15 novembre 1671, in onore di San Francesco Borgia, che il 12 aprile di quell’anno era stato canonizzato da Clemente X.
Essa viene quindi a collocarsi a ridosso di quel gruppo di pale destinate alla chiesa dei Santi Ambrogio e Andrea, poi del Gesù, di Genova, per la cui esecuzione il pittore fu temporaneamente “prestato”, al termine del suo noviziato piemontese presso Sant’Antonio di Chieri (1665-1669), al collegio della Compagnia genovese. Se la pala con San Francesco Borgia per l’altare di Sant’Anna in Sant’Ambrogio venne commissionata dal genovese Pietro Spinola nel 1671-72, si può ipotizzare per la tela di San Remo, e quindi pure per il suo bozzetto, il tramite del gesuita torinese padre Agostino Provana, che dopo una breve permanenza a Chieri risulta esser stato presente proprio a San Remo fra il 1669 e il 1671, e che vi fu certamente in rapporto con Pozzo (Mossetti 1996, pp. 309-310).
Quelle liguri sono opere particolarmente importanti nella maturazione del percorso preromano di Pozzo, fra gli anni milanesi e gli impegni per Mondovì e Torino, e vi si riflette l’impatto con la cultura figurativa barocca genovese di Assereto, De Ferrari, Valerio Castello e soprattutto di Rubens. In particolare nella composizione per la pala di San Remo la gestualità semplice e controllata, ma solenne (Dardanello 1995, p. 35) “marca uno scarto decisivo rispetto alle opere precedenti di fratel Pozzo”, e resterà di riferimento per le numerose repliche di questo soggetto – come al Gesù di Frascati, nei tardi Anni novanta – e per la messa a punto di altre iconografie gesuitiche di quegli anni.
La contenuta cromia del bozzetto, oggi condizionata dall’esteso emergere della preparazione bruno-rossastra del fondo, non fa presagire i rossi squillanti e i blu elettrici che si giovano, nella redazione finale, del forte contrasto luministico.
La composizione vi verrà articolata, nella pala, dall’inserimento di altre figure di angeli e così l’ambientazione spaziale sarà in maniera più identificabile l’altare di una cappella, davanti a un’immagine della Vergine che riprende quella Madonna Salus Populi Romani, venerata nella basilica romana di Santa Maria Maggiore, a cui Francesco Borgia fu particolarmente devoto e che fece riprodurre in numerose copie, appena riconoscibile invece in questa piccola tela.