Il dipinto figura indubbiamente, col n. 342, nell’inventario Tacoli Canacci conservato presso la Soprintendenza di Parma (ms. 145) e proviene da Firenze, come attestano anche i cartellini e il sigillo di esportazione con l’ape apposto a ogni quadro della grande spedizione autorizzata con licenza della Galleria degli Uffizi il 18 settembre 1790 (AGF, filza XXIII a 30, n. 209).

Ma alla Galleria pervenne con la collezione Dalla Rosa-Prati nel 1851 e non figura in cataloghi precedenti della pinacoteca, benché la curiosa attribuzione al Boscoli faccia certi che si tratta della stessa opera.

Il nome del Boscoli è del tutto privo di fondamento, ma evidentemente volendo riempire tutte le caselle del suo elenco di pittori toscani il marchese scelse questo come il pezzo più vicino per epoca e stile. Il Quintavalle lo spostò dubitosamente al Puligo o nella cerchia di Andrea del Sarto; col che consentì la Forlani, additandone però la qualità “alquanto bassa”. Esisteva a Firenze un ospizio di Sant’Agnese oggi fuso con quelli del Bigallo e dei Tintori con sede in via Guelfa, che conserva parte del suo patrimonio compresa una raffigurazione della santa più “moderna” (XVII secolo). È possibile che nel 1785, alla soppressione delle confraternite decretata dal granduca Pietro Leopoldo cui seguirono numerose vendite di arredi di cui il marchese Tacoli dovette approfittare largamente, esso si sia disfatto di un quadro così. Peraltro raffigurazioni della santa sono frequenti in ospizi e ospedali, che a quest’epoca a Firenze vennero accorpati e riorganizzati in modo più razionale (per patologie), e uno qualsiasi di questi poté decidere di rinunciare a un “doppione” iconografico.

Iscrizioni: sul retro due cartellini a stampa, “ETRURIA PITTRICE N. 152” (il numero a penna, preceduto da uno illeggibile barrato), e “152 N.3… Andrea Boscoli Fiorentino Discepolo di Santi di Titi…. +1606”

Scheda di Silvia Meloni Trkulja tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere Il Cinquecento, Franco Maria Ricci, Milano, 1998.