- Titolo: San Giovanni Battista e San Gerolamo
- Autore: Jan Provost (scuola di)
- Data: Primo decennio del XVI secolo
- Tecnica: Olio su tavola
- Dimensioni: 76 x 26
- Provenienza: Guardamobili ducale; già Colorno, Palazzo Ducale (Sala del Trono); in Galleria dal 1865
- Inventario: GN365; GN376
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: I fiamminghi
Fu Ottaviano Quintavalle a ritenere di area fiamminga queste due tavolette, purtroppo rovinate da un restauro improprio e da grossolane ridipinture, che ne alterano l’originaria ancora evidente alta qualità. Il Quintavalle riferisce che il San Giovanni era stato ritenuto di scuola fiorentina, ma, aggiunge, “sono indubbiamente di un fiammingo del secolo XVI, forse, come suppone il Bodmer, della scuola di Gérard David”.
Successivamente, la Ghidiglia Quintavalle annoverò i due dipinti fra i Tesori nascosti della Galleria, e confermò la precedente attribuzione, sottolineando che la presenza di un’opera fiamminga a Parma non stupisce dato che “i legami tra Parma e il Nord Europa sono molto antichi, non solo perché i Farnese amavano arricchire le loro collezioni di opere d’arte straniere, ma anche perché Margherita d’Austria, moglie di Ottavio Farnese, era governatrice delle Fiandre e mandò nei Paesi Bassi il figlio Alessandro dodicenne come ambasciatore”.
Infine, il Friedländer individuò in Provost l’autore delle due opere, un Provost – aggiunse la Collobi Ragghianti – affine stilisticamente a Gérard David.
Si tratta di due squisite opere, databili entro il primo decennio del ’500, e quel modo di lumeggiare i crinali del paesaggio, i tipi, e la dolcezza affilata dei volti e degli incarnati, le rendono in effetti prossime alla poetica e al fare del pittore di Mons, allorché si avvicina maggiormente all’arte di David. Di ciò che è ancora leggibile, vorremmo segnalare il quieto chiarore delle acque retrostanti San Giovanni, la nettezza limpida del suo agnello crucifero, e la armonica sintonia fra il santo e il paesaggio circostante, che lo abbraccia e comprende; nel San Gerolamo, che invece si impone, monumentale e arcaico, alcune zone del panneggio stagliato e del paesaggio roccioso, con la figurina in lontananza.
Le due tavole costituivano in origine le ante laterali di un polittico, e di grande interesse sono gli ornamenti sul retro di entrambe, emersi grazie ai saggi esplorativi recentemente effettuati. Sul verso del Battista è una decorazione a finto marmo, e a losanghe di diversa grandezza, su quello del San Gerolamo è uno stemma nobiliare di buona fattura. Nella produzione di Provost – scrive la Collobi Ragghianti – “ricorrono più volte, al verso dei dipinti, figurazioni di nature morte, fiori, teschio, stemmi…”.