Questo dipinto è copia, senza variazioni di rilievo, del quadro di Bartolomeo Schedoni eseguito nei primi anni del ’600 e oggi nel Museo di Palazzo Reale a Napoli (olio su tela, cm 76 x 64).

Quintavalle (1939) rese nota questa pittura della Galleria quando ancora si trovava senza attribuzione nei magazzini, in buono stato ma bisognosa di interventi di pulizia. Allora lo studio di riferimento su Bartolomeo Schedoni era l’articolo monografico del Moschini (1927) che non citava l’originale napoletano, poi pubblicato dal Copertini nel 1957.

Quintavalle riconobbe l’appartenenza di questa invenzione alla pittura emiliana del primo ’600, ma, considerando il quadro un originale, preferì attribuirlo a Giacomo Cavedone, contemporaneo dello Schedoni.

L’attribuzione, senza grandissima fortuna, è stata sempre ricordata fino agli studi recenti: già la Ghidiglia Quintavalle, che conosceva invece l’originale di Napoli, la mantenne con dubbio sottolineando però la qualità più sommaria del dipinto parmense: la datazione proposta, complessivamente plausibile, è intorno al 1615.

Infine, nella recente monografia sul Cavedone anche la Giles inserisce l’opera fra le attribuzioni dubbie. Ella motiva la decisione indicando i caratteri poco pertinenti al Cavedoni: il modo di trattare le carni, i panneggi troppo sfumati e le forme gonfiate.

Come abbiamo già indicato, il dipinto dello Schedoni del quale il presente è copia, rientra nella prima attività dell’artista, quando questo tipo di soggetto, concentrato sulle figure e con il protagonista rivolto verso lo spettatore, era piuttosto frequente. Venne esposto nel 1680 nel Palazzo del Giardino e agli inizi del ’700 nella nuova galleria ducale del Palazzo della Pilotta. Successivamente fu trasferito a Napoli al seguito di Carlo di Borbone; la presente copia comprende una porzione più grande di ambientazione intorno alla figura del protagonista. In tutte le sue parti rivela qualità inferiore: ad esempio le pieghe del manto sono spesso rese in modo più schematico e il vello dell’agnello è ottenuto nel dipinto parmense in modo più grafico. La scritta nel cartiglio, in forte ombra, è soltanto allusiva e quindi non leggibile.

Bibliografia
Quintavalle A.O. 1939, pp. 292-293;
Ghidiglia Quintavalle 1968b, p. 51, n. 56;
Giles 1987, p. 454;
Utili 1994, p. 232
Restauri
1952-53; 1967-68;
1999 (Lab. Delta)
Mostre
Parma 1968
Scheda di Andrea Muzzi, tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere Il Seicento, Franco Maria Ricci, Milano, 1999.