Nell’Inventario della Galleria Sanvitale era assegnato a Bartolomeo Schedoni e segnalato per la conservazione discreta. Le vicissitudini critiche iniziano con il Martini che lo declassò alla scuola del pittore.

Catalogato dal Ricci come originale, venne scartato dalla lista delle opere certe del pittore dal Moschini (1927) che lo inserì fra la produzione di bottega “di un aiuto che forse lavorò pure nel quadro con l’Annunzio della strage degli innocenti”. In seguito venne di nuovo assegnato alla scuola dal Quintavalle che vide in effetti somiglianze con l’artista, ma comunque non pari forza e finezza.

Analoga impostazione critica segue la Cesari che rileva gravi scorrettezze nel dipinto tali da mettere in dubbio l’attribuzione allo Schedoni, che comunque conservò fra le opere discutibili.

È chiaro che è in discussione uno Schedoni minore, quello che si rivela più debole rispetto alla originalità dei quadri di maggior impegno compositivo, in derivazioni caratterizzate da una sorta di correggismo familiare. Sono opere, probabilmente eseguite per la maggior parte a Parma dopo il trasferimento del 1607, devozionali di piccolo formato spesso registrate negli inventari ducali. La pittura, anche se di qualità leggermente inferiore agli Schedoni sicuri è comunque migliore rispetto alle copie conosciute del tipo Giacomo Cavedone in Galleria (vedi scheda successiva), e dimostra un andamento mosso.

Bibliografia
Inventario 1834, n. 25;
Martini 1875, p. 36;
Ricci 1896, p. 61;
Moschini 1927, p. 148;
Quintavalle A.O. 1939, p. 91;
Cesari 1955, p. 131
Restauri
1999 (Lab. Delta)
Scheda di Andrea Muzzi, tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere Il Seicento, Franco Maria Ricci, Milano, 1999.