È citato nell’inventario della collezione di provenienza al n. 44 e pubblicato con piena accettazione dalla critica successiva che ne segnala la connessione con lo stesso santo presente nella grande pala con Sacra Famiglia in gloria di Capodimonte (inv. 376) assegnato all’ultima attività.

Il grande quadro gli era stato commissionato negli anni modenesi da Magnanino Magnanini, cancelliere di Fanano in provincia di Modena, come pala d’altare della cappella di famiglia nel Duomo della cittadina. Lo Schedoni continuò a lavorarvi dopo il suo trasferimento a Parma dove lo vide Ranuccio Farnese che lo “volle tenere con sé”, anche perché i patti fra il pittore e il duca prevedevano che non potesse lavorare per altri senza il permesso di S.A. Ser.ma. Queste vicende sono raccontate in dettaglio in una lettera del 26 agosto 1611 (Miller 1982, pp. 234-235; Leone de Castris – Utili 1994, pp. 237-241) dello stesso Magnanimi a un amico modenese al tempo abitante a Roma, cui si rivolgeva per la segnalazione di un altro “valente pittore” cui poter commissionare una nuova pala al posto di quella requisita dal duca. L’esecuzione del dipinto è collocata nell’arco temporale che va da qualche tempo prima del trasferimento a Parma di Schedoni al servizio dei Farnese (dicembre 1607) e l’agosto 1611, cui risale la lettera del Magnanini. Il Miller (1982, pp. 234-235) prima orientato verso questa cronologia, ha successivamente ritenuto che essa sia stata iniziata non prima del 1609-10, (1986, p. 528) rilevandovi predominanti caratteri correggeschi.

Un bozzetto per la testa del san Lorenzo presente nella stessa pala è conservato nella Galleria Estense di Modena ritenuto databile intorno al 1605 (cfr. Guandalini 1986, p. 107, n. 11). Ai primi anni parmensi (1607-1609) potrebbe essere assegnato anche il quadretto di Parma, dove il san Francesco presenta identica posa di quello oggi a Napoli, con l’aggiunta dei libri posati su un masso e la Croce e il teschio in primo piano a sinistra. Lo sfondo paesaggistico su cui si staglia la figura è simile anche se complessivamente più intenso e corrusco. Potrebbe essere ritenuto un bozzetto preparatorio, ma la tecnica adottata e la perfetta finitura fanno pensare piuttosto a un omaggio del pittore al Magnanini, privato da Ranuccio del suo dipinto che era eseguito su tela. Questa piccola tavoletta poteva ripagarlo di tanta prevaricante privazione.

Bibliografia
Ricci 1896, p. 60;
Moschini 1927, p. 145;
Foratti 1936, p. 57;
Quintavalle A.O. 1939, p. 90;
Quintavalle A.O. 1948b, p. 64
Restauri
1987 (Zamboni e Melloni)
Mostre
Parma 1948
 Scheda di Lucia Fornari Schianchi, tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere Il Seicento, Franco Maria Ricci, Milano, 1999.