La pala illustra un episodio della vita di San Bernardo degli Uberti, dal 1106 al 1133, anno della morte, vescovo di Parma e suo patrono. Si tratta, probabilmente, della benedizione impartita alle truppe in procinto di avviarsi alla battaglia di Borgo San Donnino (odierna Fidenza).

La vicenda, che risale al 1108, giustifica il gesto della mano benedicente di Bernardo e quello del chierico che indica, entrambi rivolti a destra verso i soldati in marcia, ormai fuori dalla nostra visione. Il vescovo, con mitra e pastorale, è collocato al centro, fra lo spazio aperto e quello chiuso – a far da cerniera volteggiano i due cherubini in alto – accompagnato dai due chierici di cui quello alle sue spalle nascosto nella penombra e intento a reggere una navicella con aspersorio. Sul fondo il profilo della città evoca il “ritratto” di Parma, con i suoi campanili e le sue cupole, quale si era andato codificando nelle stampe. Dipinta da Sebastiano Conca fra il 1740 e il 1750, quando l’artista, che si era formato a Napoli alla Scuola di Francesco Solimena, per poi trasferirsi a Roma nel 1707, dove si avvicina alla corrente classicista del Maratta, è ormai più che sessantenne, con una carriera ricca di onori e di successi. La tela di Parma appartiene, quindi, all’attività tarda, quando il pittore, più che rinnovare il suo stratificato linguaggio, lo modula con sapienza apportandovi sottili variazioni. La presentazione austera e imponente del Santo e il perfetto equilibrio formale del dipinto sono riscaldati dalla gamma cromatica, sobria ma abilmente accordata. Proveniente dal collegio dei Teologi di Parma, un’antica istituzione del clero cittadino eretta nell’XI secolo con lo scopo di promuovere lo studio delle scienze sacre, non più riconosciuta dopo l’Unità, il dipinto fu trasferito prima nella chiesa di Sant’Andrea e poi in quella di San Pietro Apostolo che dal 1979 la concesse in deposito alla Galleria Nazionale.

Bibliografia
Baistrocchi 1780, c. 36;
Affò 1794, p. 101;
Donati 1824, p. 102;
Bertoluzzi 1830, p. 5;
Allodi 1856, p. 363;
Malaspina 1869, p. 71;
Pelicelli 1906, p. 134;
Santangelo 1934, p. 9;
Ceschi Lavagetto 1979, p. 63;
Sestieri 1981, p. 242;
Giusto 1982;
Kunze 1998, p. 482
Restauri
1978
Mostre
Parma 1979;
Gaeta 1981