Il secondo premio del concorso di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Parma nel 1793 è assegnato al veneto Carlo Bevilacqua.

Nato da una famiglia di modeste origini, ebbe tuttavia una buona educazione artistica grazie alle conoscenze altolocate dei genitori. Allievo dei pittori veneti seguaci di Piazzetta, destò, giovanissimo, l’ammirazione del duca Ferdinando che lo invitò a restare a Parma, mentre egli preferì tornare a Venezia diventando docente all’Accademia di Belle Arti locale. Per la realizzazione del dipinto dedicato all’episodio del Sacrificio di Polissena narrato dal poeta Ovidio, il pittore lavora procedendo in diverse fasi, come da lui stesso narrato: predispone un modello d’invenzione, uno in plastica per studiare l’effetto del chiaroscuro e realizza diversi disegni dal vero. Bevilacqua accoglie con entusiasmo la notizia della vittoria del secondo premio motivato dai giudici di Parma evidenziando la bella esecuzione della figura di Pirro che ordina il sacrificio e gli accordi cromatici della composizione, resi con pennellate fluide e leggere. L’opera raffinata e composta, tuttavia, è ancora legata allo stile barocchetto. La sua tavolozza è chiara, luminosa, giocata su un impiego sapiente e modulato dei rosa, degli azzurri, dei verdi. La linea morbida del disegno è esaltata dal movimento delle ombre mentre le figure sono delineate con scioltezza e libertà negli atteggiamenti, in linea con la pittura veneta rococò. La consuetudine di Bevilacqua a studiare opere in terracotta dei maestri del ’600 è evidente nel linguaggio ancora tardobarocco dell’opera, che si manifesta soprattutto nella gestualità teatrale dei protagonisti.

Bibliografia
Martini 1871b, p. 17;
Martini 1875, p. 1;
Pigorini 1887, p. 2;
Ricci 1896, p. 4;
Hautecoeur 1919, p. 155;
Pavanello 1973, p. 5;
Cirillo – Godi 1979d, pp. 37-38;
Allegri Tassoni 1979a, p. 215;
Tiozzo 1979, p. 25;
Pellegri 1988, pp. 279-280