Pur non conoscendo la disposizione dei dipinti, è indubbio che con questo ultimo episodio, di dimensioni analoghe ai precedenti, si può ritenere conclusa l’illustrazione di una sala atta a raccogliere, a riassumere e a esaltare il valore della fermezza e del coraggio.

Il luogo è l’accampamento degli etruschi guidati da Porsenna; il protagonista è Caio Muzio Scevola, il giovane patrizio che riesce a passare le linee nemiche con l’intento di uccidere Porsenna che assediava Roma. Ma la mano sbaglia persona uccidendo il suo segretario anziché il re, per questo Muzio Scevola pose la destra sulle fiamme e la lasciò bruciare, destando la meraviglia di Porsenna che ne ordinò la liberazione. L’episodio è narrato da Tito Livio nei suoi Libri Ab Urbe condita che rappresentano la glorificazione della Roma repubblicana, su un sfondo teorico della storia come diletto e ammaestramento: lo stesso fine che si propongono questi quadri assai afferenti allo spirito dello storico latino, nativo di Padova.

Il pittore utilizza i suoi strumenti: la gestualità concitata, la scansione netta di luce e ombre, la visualizzazione della sorpresa e della determinazione, mentre nel braciere le carni continuano a bruciare. Il tema profano sembra un equivalente di certe scene religiose controriformate; la pittura delle idee impone il silenzio dei sentimenti. Il Ricci, infatti, interpreta “a freddo” la scena, senza emozioni o fronzoli, senza apportare varianti al testo letterario, con una precisione quasi fotografica che si avvale, però, dello spessore tonale e tattile della pittura che si raggruma e si accende dalle lingue di fuoco, passando dall’abbozzo alle pennellate corpose. Un dipinto che piace anche al Ruta che valuta 40 filippi, un po’ meno delle due tele dedicate a Diogene. Per la cronologia si leggano le schede precedenti, a cui si aggiunge un parere dubbioso sull’autografia del gruppo espresso dalla D’Arcais, che però è stato abbandonato dagli studi successivi.

Bibliografia
Derschau 1922, p. 51;
Pallucchini 1952, p. 65;
Ghidiglia Quintavalle 1972;
D’Arcais 1973, n. 4, n. 9 ;
Daniels 1976a, p. 86;
Daniels 1976b, p. 86;
Ceschi Lavagetto 1979, p. 26;
Rizzi 1989, p. 52;
Fornari Schianchi 1993, pp. 71-75
Restauri
1989 (Zamboni e Melloni)
Mostre
Parma 1972;
Parma 1979
Lucia Fornari Schianchi, in Lucia Fornari Schianchi (a cura di) Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere. Il Settecento, Franco Maria Ricci, Milano 2000.