• Titolo: Ritratto di Francesco Petrarca
  • Autore: Scuola emiliano-veneta
  • Data: XVI secolo
  • Tecnica: Olio su tavola
  • Dimensioni: cm 39,1 x 28,5
  • Provenienza: Venduto nel 1841 dagli eredi di Margherita Dallay, vedova di Giambattista Bodoni
  • Inventario: GN298
  • Genere: Pittura
  • Museo: Galleria Nazionale
  • Sezione espositiva: Deposito

Nel 1841 gli eredi di Margherita Dallay, vedova del tipografo Giambattista Bodoni (Saluzzo 1740-Parma 1813) attivo a Parma dal 1766, dove fu chiamato dal primo ministro Du Tillot a dirigere la stamperia ducale, offrirono all’Accademia di Belle Arti di Parma l’acquisto di due dipinti da scegliersi fra quelli in loro possesso.

La commissione giudicatrice, presieduta dal professor Paolo Toschi, dopo averne esaminati diversi si decise per due ritenuti di notevole pregio e particolarmente convenienti per l’Accademia stessa. Uno di questi era l’interessante Autoritratto di Annibale Carracci, l’altro era un ritratto del poeta Francesco Petrarca attribuito al Tiziano. Forse l’allettante possibilità di possedere un dipinto attribuibile al grande maestro veneto, oltre al pregiato quadretto del Carracci, spinse gli illustri accademici a sostenere con fervore l’acquisto di entrambi presso il governo ducale, e pertanto le due opere furono acquistate al prezzo complessivo di cinquecento lire.

Nonostante la discreta qualità del dipinto, il Ricci (1896) nel suo catalogo pur non confermando l’assegnazione della tavola al Tiziano, non ne esclude l’ambito artistico veneto. Il nitido profilo dell’illustre poeta si staglia su di un fondo scuro che accentua la definizione del segno e la resa fisionomica. Di particolare effetto risulta anche l’intensità cromatica tutta giocata sui contrasti tonali del rosso intenso del cappuccio, del verde brillante della corona d’alloro e del nero dello sfondo che danno risalto al candore del volto. Benché lontano dalle efficaci e decise campiture coloristiche e dalle accese tonalità tipiche del Tiziano, la puntuale definizione luministica che nei passaggi di luce e ombra dà corporeità alla forma della figura induce a ricondurre il dipinto della Galleria a una produzione cinquecentesca di ambito emiliano-veneto.

Scheda di Cristina Quagliotti tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere Il Cinquecento, Franco Maria Ricci, Milano, 1998.