- Titolo: Ritratto di prelato (Il maestro di scuola di Tiziano)
- Autore: Giovan Battista Moroni (copia da)
- Data: XVII secolo
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensioni: cm 124 x 100
- Provenienza: Parma, collezione Dalla Rosa Prati, 1851
- Inventario: GN335
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Deposito
Si tratta di una delle tre copie conosciute del Ritratto di prelato di Giovan Battista Moroni ora conservato a Washington, presso la National Gallery of Art (inv. 641), dove è entrato con la donazione Widener nel 1940.
La complessa e non sempre sicura vicenda del dipinto moroniano non chiarisce la sua prima provenienza, mentre è certo che dalla seconda metà del ’600 esso si trovasse sotto il nome di Tiziano nelle collezioni di Palazzo Borghese in Campo Marzio a Roma. Qui ancora lo vedeva nel 1766 il conte bergamasco Giacomo Carrara, che per primo lo riconosceva come opera di Moroni.
La Gregori (1980) avanzava però in via ipotetica la proposta che il dipinto potesse aver fatto parte delle raccolte di Scipione Borghese fin dal 1608, quando il cardinale acquistava per 4000 scudi settantun dipinti dal vescovo di Cremona Paolo Emilio Sfrondati. I caratteri della tela parmense sembrerebbero indicare per la sua esecuzione appunto il XVII secolo, che farebbe presupporre, alla luce di quanto si è detto finora, una sua esecuzione avvenuta non in Lombardia, ma già in ambito romano.
Rispetto al modello, il personaggio raffigurato mostra una conduzione a tratti curiosamente liquida, nella quale si sfocano e illanguidiscono i contorni del viso, gli occhi e le mani, che risultano così privi di mordente. Un simile modo di procedere chiama alla mente l’operato di un pittore bergamasco specializzato in copie, Marziale Carpinoni, che soggiornò a Roma a partire dal 1669, quale usufruttuario di un legato istituito da Ventura Fanzago per giovani clusonesi meritevoli di “studere artes liberales”.
Il Tassi (1793), primo biografo di Marziale, afferma che lo stage romano del pittore si prolungò oltre il triennio stabilito per altri quattro anni e che in Roma Marziale addirittura si fidanzò con la figlia di Ciro Ferri, frequentando quindi l’ambiente cortonesco.
Una copia da un celebrato esempio ritrattistico potrebbe dunque ben trovare plausibilmente posto e motivazione in questo lungo soggiorno di studio. Tuttavia la pittura incerta e talvolta definitivamente sgangherata dell’artista – così come la conosciamo dalle opere certe – non pare arrivare ai livelli qualitativi di questa copia da Moroni: essa rappresenta quindi un termine di paragone possibile, ma non una certezza attributiva.