- Titolo: Ritratto di Paolo Ricci
- Autore: Cesare Aretusi
- Data: fine del ’500, inizio del ’600.
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensioni: cm 125 x 95
- Provenienza: Parma, collezione Dalla Rosa Prati, 1851
- Inventario: GN339
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Deposito
Il personaggio raffigurato è noto grazie all’iscrizione, oggi non più leggibile, ma riportata nei vecchi inventari, che compariva sul biglietto posato sul tavolo. Il frate servita – stando a quanto riporta Ricci – sarebbe nato a Parma nel 1560, ma è del tutto sconosciuto ai musicologi moderni.
La tradizionale attribuzione al pittore bolognese Cesare Aretusi deriva dalla scritta che compare sul verso della tela, unitamente alla data della probabile esecuzione: il 1602.
Proponendo un modulo ricorrente nella pittura manierista, l’effigiato appare seduto di trequarti, in una posa caratterizzata dalla torsione contrapposta del capo rispetto al corpo che, chiuso nel saio scuro, si dispone lungo una diagonale. L’elegante andamento lineare della veste nera trova riscontro nel gesto della mano destra, che si articola affusolata sul bracciolo della seggiola, mentre la sinistra porge lo spartito musicale, a segnalare l’attività del religioso.
La figura si accampa su uno sfondo bruno e s’impone per la sua aulica severità , evitando qualsiasi suggestione naturalistica. Il volto, caratterizzato dall’attenta definizione fisionomica, appare imperscrutabile e, nella compostezza del decoro formale, l’espressione del frate servita non lascia trasparire alcun moto affettivo. Il rigore delle formule compositive adottate dall’Aretusi ritrattista si allontana dall’esibita naturalezza delle soluzioni passarottiane, a favore di un’eleganza ancora tutta manierista, che si traduce sul piano esecutivo nelle fluenti linee di contorno, nel sapiente accostamento dei toni scuri e nel gioco delle luci; mentre si notano alcune soluzioni che trovano piuttosto affinità nella ricerca coeva dei pittori cremonesi come Bernardino Campi o il Malosso, testimoniato a Parma già alla fine del secolo. Elementi che porterebbero ad arretrare la datazione del ritratto – come suggerisce anche Benati – alla fine del secolo, quando l’Aretusi è a Parma, fra il 1586 e il 1587, per dipingere la copia dell’Incoronazione della Vergine di Correggio nel nuovo coro della chiesa di San Giovanni Evangelista. Il Malvasia riporta il grande apprezzamento nei confronti dell’artista, specialmente come ritrattista, anche in ambito ducale, malgrado sia assai poco documentato il ruolo del pittore presso la corte farnesiana.
Iscrizioni: Ill. Fr. Paolo Ricci P.ne Ecc. Col.mo Oss.mo Parma; sul verso, Caesar Aretusi bon. F. 1602