- Titolo: Ritratto di Luigi Carafa
- Autore: Frans Pourbus il Giovane (attribuito a)
- Data: 1599-1602
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensioni: cm 57 x 47
- Provenienza: Parma, Collezione Sanvitale, 1834
- Inventario: 297
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: I fiamminghi
Negli antichi inventari della Galleria il personaggio qui ritratto era stato identificato con il duca Alessandro Farnese, e di conseguenza quello del suo pendant con la moglie Maria d ‘Aviz di Portogallo (inv 303). Per le peculiarità stilistiche squisitamente fiamminghe era stata proposta unanimemente un’attribuzione a Frans Pourbus il Giovane.
Nel catalogo delle opere della Galleria Nazionale (1998), seppur prudentemente, veniva avanzata una nuova identificazione del soggetto con Luigi Sanvitale (circa 1540-1617) conte di Fontanellato dal 1573, figlio di Galeazzo Sanvitale e Paola Gonzaga, per la presenza della lettera “L” ricamata sul giustacuore e per alcuni confronti con le immagini più note del conte.
Una recente analisi iconografica (Sartori 2019) ha invece riferito i due ritratti non più a Luigi Sanvitale e alla consorte Corona Cavazzi Somaglia, bensì ai principi di Stigliano Luigi Carafa e Isabella Gonzaga, figlia di Vespasiano, signore di Sabbioneta, nonché cugina del Sanvitale.
Tale ipotesi è stata avanzata sulla base di un’immagine incisa e di una descrizione biografica del principe pubblicata nella Historia genealogica della famiglia Carafa (1691), in cui sono state individuate delle corrispondenze fisiognomiche con quelle del ritratto del Complesso della Pilotta: la fulva capigliatura, il viso allungato, la fronte ampia, il taglio degli occhi e il naso regolare.
Luigi, colto intellettuale, per le affinità culturali fu scelto nel 1584 da Vespasiano Gonzaga come marito dell’unica figlia ed erede Isabella, in quanto era uno dei più importanti baroni del regno di Napoli, dove i Gonzaga avevano numerosi feudi.
Il dipinto ha una qualità pittorica estremamente raffinata: nell’impaginare il soggetto, rappresentato a mezzo busto e ruotato di trequarti, il pittore, attraverso uno studiato gioco di luci, mette in particolare evidenza il viso, probabilmente annotato dal vero, e si sofferma a indagare in maniera quasi lenticolare ogni dettaglio dell’ abito da cerimonia, restituendo, con un’abilità che rasenta il virtuosismo e con un prezioso cromatismo, i decori della seta, l’impalpabile leggerezza delle trine che rifiniscono la gorgiera morbidamente incannucciata.
La mancanza dell’onorificenza del Toson d’Oro ottenuta da Luigi Carafa nel 1605 consente di datare i due ritratti, sicuramente realizzati per un’occasione importante.
L’alta qualità e la raffinatezza esecutiva dei due dipinti confermerebbe l’attribuzione a Frans Pourbus il Giovane, attivo alla corte mantovana dal 1599 al 1609. La presenza dei due dipinti nella collezione Sanvitale si spiegherebbe per i legami fra la corte mantovana e la famiglia comitale di Fontanellato.