- Titolo: Ritratto di Isabella Gonzaga
- Autore: Frans Pourbus il Giovane (attribuito a)
- Data: 1599-1602 ca
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensioni: cm 57 x 48
- Provenienza: Parma, collezione Sanvitale, 1834
- Inventario: 303
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: I fiamminghi
Il ritratto costituisce evidentemente il pendant del Ritratto di gentiluomo (inv. 297), con il quale condivide tutte le vicende storiche e critiche. Il fatto che le tele siano concepite ed eseguite da un unico artefice per essere abbinate lo dimostrano le dimensioni analoghe, la stessa raffinatezza esecutiva, il sontuoso abbigliamento e la posizione dei due effigiati, che si guardano come avviene nei ritratti sponsali.
Pertanto le considerazioni che hanno suggerito l’eventualità che nell’altro dipinto sia raffigurato Luigi Carafa Principe di Stigliano anziché Luigi Sanvitale, condurrebbero a vedere nel ritratto femminile l’effigie della consorte Isabella Gonzaga, figlia di Vespasiano, signore di Sabbioneta, nonché cugina del Sanvitale (Sartori 2019).
Determinata e ambiziosa, donna di intelligenza vivace, Isabella aveva saputo condurre con grande abilità la politica famigliare, tanto da riuscire ad organizzare le nozze del figlio Antonio con Elena Aldobrandini, figlia di Olimpia, nipote di papa Clemente VIII.
Nel ritratto la dama s’impone per il bel volto levigato disposto di trequarti, come quello del consorte, incorniciato dall’ampia gorgiera di trine, sostenuta da un’armatura rigida inclusa nel colletto, secondo la moda tardo-cinquecentesca. Sulla spalla sinistra dell’abito, inoltre, si può notare un ricamo con la lettera capitale “I”, evidente riferimento a Isabella, cosi come nel ritratto maschile dove è presente la “L” iniziale di Luigi Carafa.
Il pittore analizza ogni dettaglio e la ricerca descrittiva si sofferma sui dettagli del prezioso abito in broccato bianco e oro, ricamato con piccole perle, segnato dalle spalline montanti e dalla doppia manica aperta, che riflette la tendenza di quegli anni, e dei gioielli, restituendone l’elevato rango d’appartenenza. La resa è finissima anche nella veridicità del viso, probabilmente annotato dal vero e indagato con delicati trapassi cromatici nell’espressione di compassato distacco.
L’alta qualità e la raffinatezza esecutiva dei due dipinti confermerebbe l’attribuzione a Frans Pourbus il Giovane, attivo alla corte mantovana dal 1599 al 1609. La presenza dei due dipinti nella collezione Sanvitale si spiegherebbe per i legami fra la corte mantovana e la famiglia comitale di Fontanellato.