• Titolo: Ritratto di Isabella Farnese
  • Autore: Benedetto Gennari (ambito di)
  • Data: Ultimi anni settanta del ’600
  • Tecnica: Olio su tela
  • Dimensioni: cm 155,8 x 108,2
  • Provenienza: collezioni ducali; già a Napoli e a Caserta; in Galleria nel 1943
  • Inventario: 1482
  • Genere: Pittura
  • Museo: Galleria Nazionale
  • Sezione espositiva: Deposito

La fanciulla, erroneamente identificata dal Quintavalle in Elisabetta Farnese regina di Spagna, può, per una serie probante di dati, essere riconosciuta come Isabella, figlia di Ranuccio II e Maria d’Este, nata a Parma il 14 dicembre 1668, che visse appartata dalla corte a Piacenza e fu ivi sepolta nella chiesa di Santa Maria di Campagna, dove ancora in sua memoria si legge l’epigrafe posta dietro l’altare maggiore.

Dai dati raccolti dal Litta si apprende che fu destinata al chiostro, probabilmente per alcuni difetti fisici: “dato che era piccola e gibbosa, sebbene fosse spiritosa e colta, tanto da parlare il francese e lo spagnolo”.

Il dipinto in origine apparteneva alla Quadreria ducale, nel 1734 passò a Napoli e poi a Caserta e ritornò a Parma nel 1943. Una scritta, stesa con calligrafia ottocentesca sul verso della tela, avalla la nostra identificazione.

Di questo dipinto esiste presso l’Ordine Costantiniano di San Giorgio a Parma un’altra versione di dimensioni minori, ridotta nella parte inferiore, ma pittoricamente più incisiva nel disegno dell’abito (Testi 1911, p. 266).

L’acconciatura dei capelli e la foggia del costume che indossa la giovane principessa sono elementi essenziali per la datazione del dipinto. Un simile modello d’abito, adorno di fiocchi e trine, con inserti di merletti applicati sul tessuto, oltre che per la forma delle maniche, gonfie e fermate a più balze, non può essere che datato verso gli ultimi Anni settanta del ’600, considerando anche che Isabella non dimostra più di dieci anni.

L’invenzione compositiva ripropone un’iconografia tipica della ritrattistica barocca, suggerita da modelli emiliani vicini alle soluzioni adottate dal Cittadini o da Benedetto Gennari; tuttavia l’indagine sul personaggio è solo di superficie e l’unico “oggetto” animato è il cagnolino, presenza tipica nei ritratti infantili, compagno di giochi e simbolo di fedeltà. L’attenzione dedicata ai ricami è di grande effetto interpretativo, ma senza una particolare minuzia del disegno e il colore nelle pieghe dell’abito è reso ad ampie campiture. Il ritratto è eseguito su una preparazione bruno-rossiccia che riaffiora in varie parti per una profonda pulitura e nell’insieme dominano le tonalità rosse del tessuto dell’abito.

Di recente in collezione privata è stato oggetto di restauro un dipinto – creduto di Frans Denys sebbene non sia firmato – raffigurante una principessa Farnese in età adulta, che dubitiamo possa essere identificata con Maria d’Este. Il volto della dama nasconde una prima versione della stessa figura in sembianze più giovanili, che ricorda per l’acconciatura Isabella e anche i caratteri della figura sgraziata e di piccola statura, nonché la presenza di un cagnolino identico, suggeriscono di riconoscere in lei l’infelice figlia di Ranuccio II (Mendogni 1996, p. 5).

Iscrizioni: sul verso, 312; Isabella Farnese

Scheda di Mariangela Giusto tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere Il Cinquecento, Franco Maria Ricci, Milano, 1998.