- Titolo: Ritratto di Francesco Farnese
- Autore: Ilario Mercanti, detto lo Spolverini
- Data: 1700 circa
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensioni: cm 121 x 93
- Provenienza: collezioni ducali; Parma, Palazzo del Giardino, 1834; R. Biblioteca Palatina, 1868; in Galleria nel 1887
- Inventario: 1007
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Condottieri e battaglie
Il dipinto, proveniente dalle collezioni ducali, rappresenta il secondogenito di Ranuccio II, Francesco Farnese (1678-1727), che succede al padre nel 1694.
La figura, mossa da una leggera torsione del busto, appare avvolta nell’ampio mantello purpureo, che, posato sulle spalle in un morbido panneggio, è trattenuto da un prezioso fermaglio gemmato. Il volto, incorniciato dalla folta parrucca ricciuta, mostra un’espressione fiera e nobile, che trova riscontro nell’atteggiamento imperioso della posa. L’armatura e il bastone del comando ostentati dal principe sembrano alludere a quell’ansia di supremazia politica e militare che contraddistingue l’ambiziosa casata.
Il dipinto è da mettere in relazione con il ritratto a pendant di Dorotea Sofia Neoburgo conservato in Galleria (inv. 1005, scheda n. 395), che ha dimensioni analoghe, identica cornice ed è anch’esso riconducibile alla cerchia dello Spolverini. Francesco, diciassettenne, aveva infatti sposato nel 1695 la cognata, rimasta vedova due anni prima del fratello Odoardo. Per l’età dimostrata dall’effigiato è possibile escludere che sia un ritratto eseguito in occasione delle nozze: l’immagine è di un uomo adulto e paragonabile a quella di anonimo dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio di Parma, eseguito dopo il 1700, in quanto il duca vi compare ostentando l’onorificenza dell’ordine che egli acquisisce poco prima. L’opera quindi potrebbe essere collocata al primo ’700 ed eseguita contemporaneamente al pendant raffigurante la duchessa.
Entrambi i dipinti sono noti attraverso numerose repliche, che originariamente erano destinate a diffondere l’iconografia dei duchi nell’ambito della corte e della nobiltà ad essa legata. Gli esemplari di formato ovale conservati nel Museo Civico di Piacenza – attribuiti al pittore piacentino Pietro Antonio Avanzini (AA.VV. 1988a) – provengono infatti dalla collezione della famiglia Anguissola, mentre una replica, in formato rettangolare, del solo ritratto di Francesco è conservata presso il Museo della collegiata di Castell’Arquato.
L’immagine è impaginata secondo la tipologia del ritratto celebrativo di gusto francese, che si diffonde in ambito ducale già alla fine del ’600 con l’arrivo del pittore genovese Giovanni Maria delle Piane detto il Mulinaretto, che esegue numerosi ritratti per la corte ed è iscritto ai Ruoli dal 1715.
Le peculiarità iconografiche che caratterizzano sia il ritratto del duca Francesco sia quello della duchessa potrebbero anche far pensare a un modello ideato dallo stesso Mulinaretto e replicato dagli artisti legati alla corte farnesiana. Nel caso specifico del dipinto conservato in Galleria, sembra di poter negare la ricorrente attribuzione ad artista lombardo vicino al Ghislandi (Quintavalle 1939 e Ghidiglia Quintavalle 1968d) e proporre la mano dello Spolverini, pittore accreditato alla corte del duca Francesco, committente dei Fasti di Paolo III, delle Imprese di Alessandro Farnese e della documentazione delle nozze di Elisabetta, quadri di cerimonia tradotti dall’artista parmense con seducente maestria. Proponendo una datazione intorno al secondo decennio del XVIII secolo, l’esecuzione del dipinto coinciderebbe con il periodo di più intensa attività dello Spolverini per la corte farnesiana.