• Titolo: Ritratto di Dorotea Sofia di Neoburgo
  • Autore: Anonimo parmense
  • Data: Inizio del XVIII secolo
  • Tecnica: Olio su tela
  • Dimensioni: cm 121 x 93
  • Provenienza: collezioni ducali, Parma, Palazzo del Giardino, 1834; R. Biblioteca Palatina, 1868; in Galleria nel 1887
  • Inventario: 1005
  • Genere: Pittura
  • Museo: Galleria Nazionale
  • Sezione espositiva: Deposito

Il ritratto rappresenta Dorotea Sofia di Neoburgo (1670-1749), figlia dell’Elettore Palatino, seconda e ultima principessa d’alto rango entrata a far parte della famiglia Farnese sposando nel 1690 Odoardo, primogenito del duca Ranuccio II.

Le nozze vengono celebrate con grande sfarzo e i festeggiamenti sono grandiosi; memorabile resta lo spettacolo teatrale allestito nella peschiera del parco di Palazzo del Giardino e testimoniato dal dipinto dello Spolverini. Dall’unione nascono due figli: Alessandro Ignazio, morto in tenera età, ed Elisabetta, ultima discendente della dinastia e oggetto delle ambizioni materne. Dopo la scomparsa prematura di Odoardo, Dorotea accetta di sposare, nel 1695, il cognato Francesco, divenuto nel frattempo duca.

Il ritratto è racchiuso entro una sontuosa cornice a volute sormontata dalla corona ducale, come il dipinto a péndant raffigurante il duca Francesco (inv. 1007, scheda n. 394), con il quale condivide le dimensioni, l’esecutore, nonché la provenienza dalle collezioni ducali del Palazzo del Giardino.

L’impaginazione del dipinto si rifà alla contemporanea pittura d’apparato francese, introdotta in ambito ducale, proprio in questi anni, dal Mulinaretto, impegnato come ritrattista di corte, apprezzato per la sua sensibilità e per le sue eleganti soluzioni soprattutto dalla duchessa. L’immagine è interamente giocata sulla celebrazione del personaggio, raffigurato sullo sfondo di un ampio drappo, che ne mette in risalto la posa austera e l’abbigliamento sfarzoso. Il manto foderato di ermellino, che connota l’augusta discendenza della dama, è trattenuto da un prezioso fermaglio gemmato, simile a quello che tiene l’ampia manica dell’abito in seta, da cui ricadono i leggeri volant. Ancora preziose allacciature ornano e chiudono la veste. L’acconciatura dei capelli, a grosse boccole che si affollano sulle tempie, appare complicata da fili di perle, secondo la moda degli inizi del XVIII secolo. Dei ritratti ufficiali di Dorotea e di Francesco esistono delle repliche, anche in formato differente, come i due ovali conservati presso il Museo Civico di Piacenza con l’attribuzione al pittore piacentino Pietro Antonio Avanzini (Pronti). A differenza del nostro, nel ritratto piacentino Dorotea tiene vezzosamente un ventaglio nella mano sinistra.

La diffusione di copie derivate da ritratti ufficiali, replicati dagli stessi artisti attivi per la corte, aveva lo scopo di diffondere l’iconografia ducale nelle diverse residenze e presso le numerose famiglie nobiliari che gravitavano intorno ai governanti.

Le peculiarità stilistiche, la resa pittorica delle vivaci pennellate farebbero assegnare il dipinto allo Spolverini, che potrebbe aver eseguito il ritratto su un prototipo del Mulinaretto.

Scheda di  Nicoletta Moretti da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere Il Cinquecento, Franco Maria Ricci, Milano, 1998.