• Titolo: Ritratto di Dorotea Sofia di Neoburgo
  • Autore: Anonimo parmense
  • Data: 1700-1710
  • Tecnica: Olio su tela
  • Dimensioni: cm 116 x 90,5
  • Provenienza: collezioni ducali, Parma, Palazzo del Giardino, 1834; R. Biblioteca Palatina, 1868; in Galleria nel 1887
  • Inventario: 1022
  • Genere: Pittura
  • Museo: Galleria Nazionale
  • Sezione espositiva: Ritrattistica ducale

Il personaggio effigiato è tradizionalmente identificato con Maria d’Este, la terza moglie di Ranuccio II, succeduta a Maria Violante di Savoia e alla sorella Isabella d’Este, morte rispettivamente nel 1663 e nel 1666.

Il riconoscimento tuttavia non è suffragato da alcuna testimonianza, né da documenti scritti. La dama appare sontuosamente vestita: un ampio manto di velluto rosso, doppiato d’ermellino, le scende sulle spalle, lasciando in evidenza l’abito in broccato di seta ad ampie volute fogliari. La scollatura segue morbidamente l’andamento da spalla a spalla, lasciando intravvedere le preziose trine, ripetute in bordi sovrapposti nei manichetti della camicia, che appare in ampi sbuffi dalla manica, chiusa da guarniture gemmate a forma di rosetta.

Lo stesso gioiello orna il centro dello scollo e complica l’acconciatura dei capelli rialzati e arricciati sul capo a grosse boccole, con due lunghe ciocche che scendono sulle spalle. La foggia dell’abito e la pettinatura della dama appartengono al primo ’700, mentre il manto d’ermellino farebbe pensare a un personaggio d’altissimo lignaggio. Se tutti gli elementi che connotano il dipinto sembrano condurre agli inizi del XVIII secolo, si può escludere che il ritratto sia riferibile alla duchessa Maria d’Este, che muore nel 1684. Il volto, dall’espressione altera, presenta una fisionomia caratterizzata da lineamenti piuttosto duri e severi, che trovano un riscontro in altri ritratti di Dorotea Sofia di Neoburgo, nei due conservati in Galleria (inv. 1005, scheda n. 395 e inv. 1027, scheda n. 396), in quello dell’Avanzini del Museo Civico di Piacenza, dipinti dopo le nozze con il duca Francesco Farnese, nonché nella tela della Fondazione Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza, che raffigura la duchessa in età avanzata e abiti vedovili.

L’impaginazione del dipinto, che ricalca gli stilemi del ritratto d’apparato di derivazione francese, la preziosità dei rapporti cromatici, la resa dei dettagli, mirata ad amplificare l’impressione di magnificenza e fasto, portano a datare il ritratto all’inizio del XVIII secolo. L’ostentazione del manto d’ermellino, la fastosità dell’abito e l’atteggiamento della duchessa inducono a ipotizzare che si tratti di una replica, piuttosto debole, di un ritratto ufficiale.

Scheda di  Nicoletta Moretti da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere Il Cinquecento, Franco Maria Ricci, Milano, 1998.