• Titolo: Ritratto di Don Girolamo di Porto Carrero dei Farnese duchi di Latera
  • Autore: Anonimo
  • Data: Metà del XVII secolo
  • Tecnica: Olio su tela
  • Dimensioni: cm 204 x 136
  • Provenienza: collezioni ducali; Parma, Palazzo del Giardino, 1834; R. Biblioteca Palatina nel 1868; in Galleria nel 1887
  • Inventario: 1026
  • Genere: Pittura
  • Museo: Galleria Nazionale
  • Sezione espositiva: Deposito

Sul retro della tela compare una scritta, non originale, che riporta il nome dell’effigiato “D. Pedro di Portocarrero” e si trova in conflitto con l’iscrizione sul biglietto tenuto in mano dal personaggio, dove si legge che il gentiluomo raffigurato è Don Girolamo di Porto Carrero dei Farnese duchi di Latera (1599-1668).

L’equivoco si è protratto per lungo tempo e ha coinvolto anche il ritratto del Sustermans raffigurante Francesco Maria de’ Medici (inv. 1021), che negli antichi inventari era riconosciuto come Don Pedro di Porto Carrero.

Figlio di Mario Farnese e Camilla Lupi dei marchesi di Soragna, Girolamo intraprende la carriera ecclesiastica ricoprendo cariche importanti presso la corte pontificia. È nunzio apostolico in Svizzera, sotto il pontificato di Urbano VIII; rientrato a Roma, nel 1652 diventa governatore della città pontificia; nel 1656 è nominato da Alessandro VII maggiordomo dei Sacri Palazzi e infine cardinale di Sant’Agnese l’anno successivo. Con la morte di Girolamo Porto Carrero si estingue il ramo maschile dei Farnese di Latera e termina il loro dominio su quelle terre, che tornano alla Chiesa.

Il personaggio, a figura intera, è effigiato in un interno, vicino a un tavolo coperto da un drappo rosso con alamari, su cui è posata una preziosa pendola ornata dai gigli farnesiani. A sinistra compare parte di un dipinto, visibile grazie alla “bandinella” sollevata.

L’uomo vestito di nero – secondo la moda della metà del XVII secolo – ostenta un prezioso collare di rubini da cui pende un’onorificenza presumibilmente legata al ruolo svolto per la Chiesa. Pregiata è anche la fibbia d’argento che chiude la cintura, serrando una chiave, che allude all’incarico di maggiordomo della corte pontificia ricoperto dal prelato. La mancanza di qualsiasi riferimento alla carica cardinalizia conseguita nel 1657 potrebbe costituire il termine ante quem per la datazione del dipinto, mentre il dettaglio della chiave, messa ben in evidenza, farebbe supporre un ritratto eseguito in occasione della nomina a maggiordomo.

Gli antichi inventari dell’Accademia parmense di Belle Arti riferiscono il quadro a scuola spagnola, ipotesi non condivisa dal Sorrentino, che vede nella materia corposa del dipinto influssi veneti, né dal Quintavalle, che assegna l’opera ad artista genovese del XVII secolo.

Iscrizioni: sul biglietto, Ser.mo Senor D. Gero Porto Carero; sul verso della tela, D. Pedro di Portocarrero; a pennello, n. 862

Scheda di Nicoletta Moretti tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere Il Cinquecento, Franco Maria Ricci, Milano, 1998.