L’attribuzione a Bartholomeus van der Helst, presente nei cataloghi ottocenteschi e poi mutata in Aelbert Cuyp dal Quintavalle nel 1939 (pp. 217-218), veniva riconfermata dallo stesso nel 1948 (p. 141). Lo studioso in seguito alla rimozione di vecchie vernici scorgeva la firma e la data apposte dall’artista. Oggi tale firma non è più leggibile, ma le zone del dipinto che rimangono completamente godibili, come il volto o la parte destra, dove la mano poggia sul tavolo, confermano una personalità assai significativa che potrebbe verosimilmente riconoscersi in van der Helst.

Il pittore, nato ad Haarlem, si era formato con ogni probabilità ad Amsterdam presso il ritrattista Nicolaes Eliasz. Pickenoy ed esordisce come maestro indipendente nel 1637 con una commissione importante: il Ritratto dei reggenti dell’orfanotrofio Walloon di Amsterdam (Amsterdam, Maison Descartes). A partire da questa data l’artista sarà più volte impegnato in grandi ritratti di gruppo: nel 1648 dipingerà il suo capolavoro ora nel Rijksmuseum di Amsterdam, il Banchetto della guardia civica in occasione della pace di Münster. Il percorso stilistico del pittore evolve nel corso degli anni: dall’esordio quando dimostra una sensibilità molto attenta all’esito della pittura di Rembrandt, agli Anni quaranta, quando comincia a interessarsi vivamente alle textures degli abiti e diviene sempre più ricercato nelle pose, virtuosistico nella pennellata a discapito dell’introspezione psicologica e dunque perfettamente adeguato alle richieste dei ricchi borghesi che intendono far riconoscere il loro status di benestanti. Ritornando al dipinto in esame e accettando la data 1645, è necessario ravvisare la sobrietà dell’insieme e la semplicità della posa, che ricorderebbero le prime esperienze, improntate all’austerità e al rigore olandese. Tale sobrietà potrebbe essere imputata alle richieste del committente, immortalato con una piccola e preziosa natura morta formata dagli strumenti del mestiere: penna, inchiostro e sigillo.

Bibliografia:
Martini 1875, p. 34;
Pigorini 1887, p. 39;
Ricci 1896, p. 225;
Sorrentino 1931a, p. 19;
Quintavalle A.O. 1939, pp. 217-218;
Quintavalle A.O. 1948b, p. 141;
Pietrogiovanna 1985-86, pp. 145-146
Restauri
1948
Mostre
Parma 1948
Scheda di Maria Pietrogiovanna, tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere Il Seicento, Franco Maria Ricci, Milano, 1999.