• Titolo: Ritratto di bambina (Elisabetta Farnese?)
  • Autore: Anonimo
  • Data: Fine del XVII secolo
  • Tecnica: Olio su tela
  • Dimensioni: cm 114 x 80
  • Provenienza: collezioni ducali; già a Milano, Federazione Italiana Studi per l’Amministrazione
  • Inventario: 2084
  • Genere: Pittura
  • Museo: Galleria Nazionale
  • Sezione espositiva: Deposito

Il dipinto apparteneva alle collezioni ducali e insieme ad altre opere, durante le spoliazioni sabaude, subì il trasferimento a Milano, città in cui nel 1973 è stato rintracciato presso la Federazione Italiana Studi per l’Amministrazione; tramite la Soprintendenza per i Beni Architettonici di Milano fu possibile ricondurlo a Parma, consegnandolo alla Galleria Nazionale.

Il ritratto non è ancora stato oggetto di studio e non si hanno elementi utili per identificare con certezza il personaggio.
Il costume che indossa e i caratteri stilistici del dipinto suggeriscono una datazione verso l’ultimo decennio del XVII secolo e l’acconciatura, alzata sulla fronte in due rigonfie bande di riccioli, consona alla moda femminile di quegli anni, porta a pensare che il personaggio sia una bambina. La bordura di pizzi e il piccolo gioiello a fermaglio della veste appaiono inoltre anch’essi più opportuni a una principessa e anche la presenza del pappagallo, simbolo augurale della bellezza, si adatta a una femmina.

Lo scettro-sonaglio che tiene in mano è un giocattolo, segno della sua tenera età.

L’unica possibile bambina nata sul finire del secolo, nell’ottobre del 1692, fu Elisabetta Farnese, ultima discendente dell’illustre dinastia, dato che il fratello Alessandro Ignazio, primogenito del principe Odoardo e di Dorotea Sofia di Neoburgo, nato nel dicembre 1691, visse solo sino all’agosto del 1693 e su di lei furono riversate tutte le ambizioni e le sorti della famiglia.

Presumibilmente la bambina ritratta dovrebbe avere non più di un anno e quindi la tela potrebbe essere stata dipinta verso il 1693, anno di morte anche del padre Odoardo.

L’anonimo artista dedica particolare attenzione alla resa dei tessuti – come i ricami del cuscino posto sotto i piedi o delle sete del vestito – soffermandosi a dipingere un brano di grande efficacia come il gonfio fiocco azzurro sulle spalle; minore interesse sembra rivolgere invece alle mani paffute e anche il volto, dai grandi occhi sbarrati, non desta partecipazione emotiva. Più libera nelle pennellate è la resa delle piume del pappagallo e anche nel fondo il panneggio è ben risolto.

Il dipinto si pone nella tradizione del ritratto infantile, sui convenzionali modelli francesi proposti da Mignard e Rigaud ed è plausibile che sia opera di un ritrattista al servizio della corte come Mulinaretto e Ilario Spolverini. Quest’ultimo fu non solo pittore di battaglie, ma anche ritrattista, come può dimostrare il grande Ritratto del duca Antonio a cavallo (inv. 1481, scheda n. 402) e proprio nel 1692 ottenne da Ranuccio II la patente di familiarità.

Nell’inventario dell’appartamento della principessa Maria Maddalena, sorella del duca Ranuccio, compilato nel 1693, troviamo un “ritratto d’una puttina del P.ron Ser.mo…” (Bertini 1987, p. 278, n. 146) e sembra logico che possa trattarsi della principessa Elisabetta, da poco nata, dato che si trova elencato a fianco dei parenti più stretti.

Scheda di  Mariangela Giusto da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere Il Cinquecento, Franco Maria Ricci, Milano, 1998.