• Titolo: Ritratto della principessa Maria Maddalena
  • Autore: Frans Denys (?)
  • Data: XVII secolo
  • Tecnica: Olio su tela
  • Dimensioni: cm 88 x 67,5
  • Provenienza: collezioni ducali; già a Napoli e a Caserta; in Galleria dal 1943
  • Inventario: 1479
  • Genere: Pittura
  • Museo: Galleria Nazionale
  • Sezione espositiva: Deposito

Il ritratto nel 1734 fu trasferito a Napoli da Carlo di Borbone e ritornò a Parma nel 1943 da Caserta, dove successivamente era stato relegato insieme ad altri dipinti provenienti dalle residenze farnesiane.

In passato, per l’atteggiamento devozionale della dama, la figura era stata identificata con Maria Caterina Farnese, figlia del duca Odoardo e Margherita de’ Medici, che divenne nel 1662 monaca carmelitana col nome di Teresa Margherita dell’Incarnazione e morì in odore di santità nel 1684. Celebrata nelle corti d’Europa per la sua bellezza, trovò inizialmente l’opposizione della famiglia alla sua vocazione e s’impose con la sua forte personalità sul volere in particolare della madre.

Considerando l’iconografia tipica della Maddalena è più probabile che sia invece il ritratto della sorella, la principessa Maria Maddalena, anch’essa donna molto pia, che possedeva una collezione di dipinti il cui inventario venne steso nel 1693, anno della morte.

L’abbigliamento sontuoso, pur parzialmente nascosto da un velo azzurro, non si addice a una monaca e del resto il confronto con il presunto ritratto di lei conservato presso il convento carmelitano (Carmelo di Parma 1993, p. 2), non lascia dubbi, sono due persone diverse. È logico poi pensare che Maria Maddalena avesse prestato le sue sembianze alla santa patrona, come già aveva fatto Margherita de’ Medici, ritratta da Sustermans in sembianze di Santa Margherita (AA.VV. 1983, p. 36).

Inoltre è possibile trovare una particolare somiglianza con la sua immagine tradotta a incisione dal Vort (Zanlari 1995, p. 71), sebbene siano diversi l’acconciatura e l’abito.

Il dipinto in esame presenta brani di grande efficacia pittorica, specie nella zona a sinistra con il teschio, in cui le luci sapientemente modellano il cranio e scompongono in vibranti pieghe la seta della sciarpa azzurra. In tutto il quadro c’è un calcolato equilibrio di effetti chiaroscurali, i colori sono trasparenti e i ricami della veste resi con minuzia di disegno. Recentemente la Pietrogiovanna ha considerato più confacente l’attribuzione a Frans Denys, invece di quella cautamente proposta da chi scrive a Sustermans, trovandovi caratteri simili al ritratto di Ranuccio II conservato nel Palazzo Comunale, datato 1662. Anche questo dipinto parrebbe databile attorno a quella data e l’attenzione e la cura dei particolari conducono verso maestranze fiamminghe. Il Quintavalle lo propose a Jacob Denys, fratello di Frans, ma rispetto ai ritratti a lui assegnati questo è più delineato. Frans morì nel 1670 e Jacob sembra aver prestato la sua opera ai Farnese dopo quella data e quindi troppo avanzata per la giovane Maria Maddalena, mentre Sustermans, più volte a Parma, continuò fino alla morte di Margherita de’ Medici – avvenuta nel 1679 – a lavorare per la corte e inviare da Firenze ritratti dei principi.

L’iconologia del dipinto rispecchia in pieno la moda del ritratto in veste di Maddalena che dal Rinascimento e ancora nel ’600 era ampiamente in uso (Mosco 1986).

Scheda di Mariangela Giusto tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere Il Cinquecento, Franco Maria Ricci, Milano, 1998.