Il dipinto è una copia in controparte della celebre pala di Piobbico più volte replicata da Federico Barocci (rimando al catalogo della mostra del 1975, pp. 85-87), che ebbe immediata fortuna ai suoi tempi anche grazie all’incisione che ne trasse Cornelis Cort nel 1575.

L’evidente impronta stilistica malossesca lo inserisce a buon diritto nella interessante congiuntura neocorreggesca e baroccesca che investe la pittura a Cremona nell’ultimo quarto del XVI secolo, come vide bene la Ghidiglia Quintavalle nel 1968. La circolazione di incisioni e l’arrivo di pittori centroitaliani contribuiscono alla formazione di un linguaggio rinnovato rispetto alla fortunata stagione della pittura campesca: in particolare l’arrivo di una pala di Cristoforo Roncalli per Sant’Abbondio e la decorazione del presbiterio e dell’abside di San Pietro al Po da parte del marchigiano Giorgio Picchi rappresentano i capitoli più significativi di questa vicenda.

Per quanto riguarda il Malosso, invece, è da presupporre la conoscenza diretta di modelli del centro Italia per avervi compiuto personalmente un viaggio: un suo dipinto con il Martirio di sant’Orsola, infatti, era presente ab antiquo ad Assisi (oggi è conservato nel convento di San Francesco: Tanzi 1989, pp. 147-149). Oltre al Riposo, sono state attribuite al pittore cremonese altre copie da dipinti barocceschi: sempre nella Galleria di Parma il San Francesco riceve le stigmate (inv. 420, scheda n. 336, mentre nella Galleria Estense di Modena la Madonna del gatto (Ghidiglia Quintavalle 1960-61, pp. 98-99), per la quale ho proposto un cauto riferimento in direzione di Andrea Scutellari da Viadana (Tanzi 1991, p. 74).

Scheda di Marco Tanzi tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere Il Cinquecento, Franco Maria Ricci, Milano, 1998.