• Titolo: Rebecca ed Eliezer al pozzo
  • Autore: Sebastiano Ricci
  • Data: 1720 ca.
  • Tecnica: Olio su tela
  • Dimensioni: cm 92 x 117
  • Provenienza: Parma, collezione della contessa Maria Calvi Tornielli; in Galleria nel 1908
  • Inventario: Inv. 1076
  • Genere: Pittura
  • Museo: Galleria Nazionale
  • Sezione espositiva: Deposito

L’artista, come per altri soggetti, affronta, più volte, nell’arco della sua lunga carriera, questo tema, per committenti diversi, ricercando, ogni volta, tagli e movimenti dissimili che, pur nel rispetto del testo biblico di riferimento, sembrano orientati a mettere al centro della scena il pozzo inserito in un contesto paesaggistico dilatato e rigoglioso, che permette un uso variato e gradevole della tavolozza e il trasferimento dal piano puramente religioso a quello profano della scena, in funzione anche decorativa. Al 1698-1700 si colloca la prima redazione del tema, ora conservata nella residenza Sceriman a Venezia e facente parte, in origine, della collezione Maria Nani Donà; al 1727 risale la versione verticale, oggi nel Palazzo Reale di Torino, ma realizzata per decorare “il gabinetto giallo dell’appartamento grande del Castello di Rivoli”, attentamente studiato anche attraverso il bozzetto preparatorio (Venezia, collezione privata).

Più contenuta nelle dimensioni, la nostra opera presenta tutti i personaggi a mezzo busto, secondo un’inquadratura insolita per il tema, che si snoda in primissimo piano, accentuando il tono colloquiale dei protagonisti. Il tema (Genesi, 24) è assunto a simbolo della generosità e, spesso, quale prefigurazione dell’Annunciazione e ci presenta l’incontro fra Rebecca e un’altra giovane donna, che, giunte al pozzo, incontrano il vecchio servo di Abramo, Eliezer giunto in Caldea in cerca di una giovane sposa per Isacco in colei che avesse dato da bere a lui e ai suoi cammelli. “La fanciulla era molto bella di aspetto, vergine e non ancora conosciuta da alcun uomo” e poiché rispose generosamente Eliezer trasse fuori e offrì un pendente d’oro e due braccialetti per i suoi polsi, qui racchiusi in uno scrigno. Il tocco sapiente del pennello del Ricci s’infrange sulla tela in un gioco di chiaroscuri vigorosi e di tonalità decise, ancora intrisi di dolci cadenze di matrice correggesca, come nel bel viso di Rebecca.

L’opera assegnata dalla critica al 1724 circa, per l’accostamento con le due sovrapporte nella Galleria Sabauda di Torino, proviene, unitamente al Riposo dalla fuga in Egitto (Milano, collezione Lutomirski, 1710 circa), alla Pazienza di Giobbe e a Giuseppe che interpreta i sogni (Parma, collezione Medioli-Masotti, 1725 circa) dalla Raccolta del conte Paolo Omiccioli Parisetti II di Reggio Emilia, poi passati in eredità alla contessa Maria Calvi Tornielli Parisetti di Parma. Si tratta di dipinti appartenenti a periodi diversi, ma probabilmente eseguiti per completare una stessa sala, come suggeriscono anche il taglio orizzontale e la similitudine delle dimensioni, a esclusione del Riposo di misure più grandi, inviati dal pittore al committente dalla sua residenza veneziana. Una lettera dell’artista del 14 luglio 1725 al conte Parisetti (oggi perduta), riguardo alla Pazienza di Giobbe, rivela un lungo e consolidato rapporto che, del resto, la famiglia intratteneva anche con altri pittori se si pensa che nella raccolta erano presenti opere del Guercino, Agostino Carracci, Tiarini, Camillo Procaccini eccetera facenti parte di una lunga tradizione collezionistica esercitata dalla famiglia, che aveva mantenuto integro il patrimonio fino allo scadere dell’800.

L’entità della collezione è tramandata da due Inventari (1734; 1782) di diversa lunghezza pervenuti solo attraverso copie. Il primo, che trascrive le opere in ordine di disposizione nel palazzo è stato reso noto dal Testi. Recentemente il Mussini (1998, pp. 249-250) indica come inizio della raccolta la fine del ’500 e il suo sviluppo nel secolo seguente, quando la famiglia passa dal ceto mercantile della lana a quello aristocratico, “puntando decisamente a dare alla raccolta un profilo storico atto a dissimulare l’origine recente del titolo nobiliare”, cui certamente concorre la fama di Sebastiano Ricci, pittore ricercato in diversi ambienti, fra i quali le corti e la nobiltà più prestigiosa del tempo.

Bibliografia
Testi 1908, p. 110;
Derschau 1922, p. 101;
Copertini 1923, p. 404;
Quintavalle A.O. 1939, p. 135;
Quintavalle A.O. 1948, pp. 120-121;
Copertini 1956a, pp. 57, 109;
Ghidiglia Quintavalle 1961a, p. 36;
Ghidiglia Quintavalle 1961b, p. 448;
Ghidiglia Quintavalle 1965, p. 36;
Daniels 1976a, p. 91;
Daniels 1976b, p. 126, n. 418;
Ceschi Lavagetto 1979, p. 30, n. 12
Restauri
1973 (A. Santunione)
Mostre
Parma 1948
Lucia Fornari Schianchi, in Lucia Fornari Schianchi (a cura di) Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere. Il Settecento, Franco Maria Ricci, Milano 2000.