- Titolo: Partenza di Ovidio esiliato da Augusto
- Autore: Luigi Tagliana
- Data: 1821 (I Premio)
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensioni: cm 106 x 157,5
- Provenienza: Parma, Accademia di Belle Arti
- Inventario: 564
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Deposito
Premiata al concorso di Pittura indetto dalla Ducale Accademia di Belle Arti di Parma nel 1820, la Partenza di Ovidio esiliato da Augusto mostra il commiato dalla giovane moglie, secondo la rievocazione resa dal poeta stesso (Tristia I, 3, 55-56), entro una variazione sul paesaggio romano. L’abbraccio di Ovidio – volto dolente e corona di lauri scomposta – e il pianto dell’amico Cotta ritualizzano una gestualità corale fino alla soglia, in secondo piano. A sinistra, fra dinamismo e stasi, soldato e messaggero latori dell’ordine imperiale: il primo, di tergo, indica il mare, con la barca che destina alla dispersione l’elegante maturità di Ovidio.
La scena tripartita, anche grazie all’incombenza del pilastro con la lupa, evita il patetismo nella miscela di lessico devozionale, citazione statuaria e dato filologico. Proprio la compenetrazione di iconografia religiosa, nell’orma della tradizione bolognese dei Carracci e di Guido Reni, e scrupolo del confronto con i versi latini rimanda al misurato classicismo di Pietro Benvenuti, professore di Pittura all’Accademia di Firenze da cui Tagliana (Tajana o Tagliani, negli atti braidensi e in altri documenti di Milano e Parma) inviò la tela. Il giudizio della commissione svela, con l’apprezzamento del dato sentimentale, la sazietà per l’aderenza a modelli classici nei panneggi e nel ritmo delle figure: “Il dipinto unico presentato al concorso dal signor Luigi Tagliani Svizzero allievo della R. Accademia di Firenze ottenne il primo premio per quindici voti favorevoli, contrarj due soli. Non vi ebbe cui non commovesse soavemente la espressione del subbietto giusta ed affettuosissima. Il piano e il fondo scelti e messi in opera ottimamente. Alcune parti di buon disegno, parecchie altre manchevoli: il colorire armonico, ma per poco traente all’ammanierato: ben gittati i drappi, ma pure con troppa d’uguaglianza.
Le quali cose non impedirono che si argomentasse dell’opera la non volgare attitudine del giovane artista” (Atti… 1794-1825).
Il pittore si era formato – come molti conterranei – presso l’Imperial Regia Accademia di Belle Arti di Brera, ottenendo premi ai concorsi di II classe: nel 1814 per il disegno dalla Stampa e nel 1816 per il disegno dal gruppo del Nudo (Previtera – Rebora 2000, pp. 208, 212, 221); a Firenze, dove crebbe professionalmente, era passato forse alla scuola di Luigi Sabatelli che, docente di Pittura a Brera dal 1808, affrescò l’Olimpo a Palazzo Pitti dal 1819 al 1825. Nel 1838, Tagliana aprì uno studio a Milano. La maggioranza delle opere note si trova in patria (Agliati Ruggia 2001).
Riproposto già nel 1822 dal concorso internazionale di Brera, il tema, di per sé atto a travestire rivendicazioni alla libertà politica e artistica, diede la vittoria a Giovanni Tebaldi. Ai valori e agli affetti assoluti sottesi alla soluzione del Tagliana, il pittore parmigiano (allora pensionato a Roma) preferì per la Partenza di Ovidio per l’esilio tono risentito e identificazione allusiva, prestando a Ovidio le sembianze di Ugo Foscolo e a un esitante Cotta quelle di Vincenzo Monti, così da focalizzare il dissidio tra coraggio e compromesso (Musiari 2001).