- Titolo: Paesaggio montuoso con rovine
- Autore: Etienne Allegrain
- Data: XVII secolo
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensioni: cm 41 x 74
- Provenienza: Parma, vendita Ottolenghi 1829
- Inventario: GN282
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Deposito
La solenne impostazione classica di questa apprezzabile tela aveva permesso agli estensori dei cataloghi della Galleria di proporre il nome di Gaspar Dughet, chiamato anche Gaspar Poussin per i suoi legami familiari e stilistici con il grande maestro francese.
La struttura del dipinto di profondo orizzonte, ritmicamente scandito da una sequenza di piani che alternano elementi naturali a manufatti architettonici, risponde in pieno al concetto di paesaggio eroico introdotto da Poussin. La profonda suggestione emanata dalle sculture e dalle architetture classiche, accompagnata anche dall’attenzione per certi effetti delle nuvole sullo sfondo, possono ricondurre il dipinto alla personalità di Etienne Allegrain. L’artista parigino accorda i dettami poussiniani con l’influsso del paesaggista di origini fiamminghe Jean-Françoise Millet detto Francisque, altro divulgatore delle istanze di Poussin.
Il catalogo di Allegrain non è molto nutrito, ma conta un numero di opere accettate unanimemente dalla critica, in particolare il Paesaggio con edifici classici di una collezione privata romana illustrato da Salerno (1977-78, II, p. 901). Il quadro – come quello parmense – evidenzia la stessa ispirazione per gli imponenti sepolcri ornati di sculture e bassorilievi, le medesime figure abbigliate all’antica rese con pennellate allungate e rivela un’identica sensibilità luministica tesa a risaltare le marmoree superfici delle vestigia classiche ricreate dalla fantasia dell’artista.
Lo spirito di questi dipinti permeato dall’atmosfera di assoluto omaggio a un antico idealizzante si riconosce nel Paesaggio classico con sarcofago del Museo Pushkin di Mosca (inv. 2827), sempre opera di Allegrain, l’artista che secondo la definizione di Salerno (1977-78, II, p. 900) estende al ’700 il gusto di Poussin e di Millet arricchito da una personale “enfasi archeologica”. Prendendo in considerazione la nostra tela come opera autografa è possibile anche condividere l’opinione della critica che presuppone un contatto fra Allegrain e il paesaggista anversese Frans van Bloemen durante la sosta parigina di quest’ultimo, prima del suo insediamento a Roma, avvenuto nel 1680.