Ricci attribuì questo Paesaggio e quello della scheda succesiva, a Philipp Peter Roos detto Rosa da Tivoli. Il Quintavalle accettò l’attribuzione notando la conservazione buona in entrambe le tele.

L’artista descrive la scena campestre che si svolge presso una fontana nella campagna romana: nello sfondo s’intravedono sia povere abitazioni che ruderi di imponenti architetture; il pastore e il suo bestiame sono dominati da una forte apatia, se escludiamo il toro che invece guarda intensamente verso lo spettatore.

Philipp Peter seguì gli interessi del padre Johann Heinrich, pittore di paesaggio particolarmente versato nelle rappresentazioni di animali in contesti di tipo campagnolo-rovinistico. Dopo aver studiato a Roma presso Giacinto Brandi e nel 1681 averne sposato la figliola, comprò fra il 1684 e il 1685 una casa presso Tivoli e dal 1691 visse stabilmente a Roma. A parte il suo Autoritratto (Uffizi) Rosa da Tivoli dipinse soltanto animali domestici nella campagna romana che emergono in modo misterioso dalla penombra. Negli Anni ottanta (Jedding 1996, p. 135), ai quali sembrano risalire i presenti dipinti, era solito rappresentare piccoli gruppi di animali, mentre nel decennio successivo tese a includere nelle sue composizioni, in un formato sensibilmente più grande, fino a dodici animali. Soltanto negli ultimi anni del secolo Rosa diede maggior spazio al paesaggio.

I maggiori imitatori di Rosa da Tivoli sono il figlio Johann Melchior e Domenico Brandi. Il Lanzi nel tratteggiare la storia dell’animalismo,
o pittura di animali, in questo periodo, ricorda il Castiglione, Giovanni Rosa fiammingo e poi lo stesso Rosa da Tivoli del quale “convien vederne gli animali dipinti a bell’agio per le gallerie specialmente de’ sovrani. Ne ha Vienna, Dresda, Monaco e altre capitali in Germania; e ne ha Londra non pochi quadri che si tengono in lor genere preziosi” (Lanzi 1968, p. 387).

Non abbiamo molte notizie su questo dotato pittore animalista e sarebbe interessante conoscere il mercato al quale si riferiva e l’ambito di significati ai quali attingevano queste opere. La pittura di animali era presente anche nella produzione religiosa di Salvator Rosa (San Pietroburgo, Museo dell’Ermitage, Il figliol prodigo).

Bibliografia
Inventario… 1851, n. 1;
Martini 1875, p. 19;
Pigorini 1887, p. 3;
Ricci 1896, p. 355;
Hoogewerff 1934, p. 581;
Quintavalle A.O. 1939, p. 330
Restauri
1999 (Zamboni e Melloni)
Scheda di Andrea Muzzi, tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere Il Seicento, Franco Maria Ricci, Milano, 1999.