- Titolo: Paesaggio con porto
- Autore: Anton Mirou
- Data:
- Tecnica: Olio su rame
- Dimensioni: cm 24 x 30
- Provenienza: Parma, collezione Sanvitale, 1834
- Inventario: GN 248
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: I fiamminghi
Corrado Ricci per primo (1896, p. 376) aveva scorto la firma e la data – che lo studioso leggeva 1661 – apposte da Anton Mirou su questo dipinto, diventato subito importante per i termini cronologici dell’artista: nella voce stesa da von Manteuffel nell’Allgemeines Kunstler-Lexicon (1930, XXIV, p. 588), infatti, la data di morte del pittore veniva di conseguenza collocata dopo la data del quadro di Parma, dunque post 1661. In seguito si registrano le posizioni della Thiery (1986, p. 224) che ritiene ultima opera datata il Paesaggio con cacciatore di Berlino firmato e datato 1653 e di De Maere – Wabbes (1994, p. 283) che accettano invece per la morte del pittore la data proposta da von Manteuffel.
Il quadro è a tratti piuttosto offuscato e in varie zone privo delle velature, ciononostante la firma è chiaramente leggibile e della data si individuano le prime due cifre, vale a dire “16” e la quarta, “1” mentre la terza si scorge a malapena e potrebbe interpretarsi come un “5”. Se così fosse, il quadro cadrebbe prima dell’ultima data certa, il 1653 e dunque non sarebbe necessario presupporre un’attività dell’artista novantenne.
Pur recando in ogni caso una data così avanzata, l’impaginato compositivo del dipinto risulta assai tradizionale, tanto da poterlo paragonare agli esiti della pittura di paesaggio del primo ’600, infatti taluni elementi come il gruppo di alberi a destra ricordano un altro quadro della Galleria Nazionale di Parma che abbiamo ricondotto proprio a Mirou (cfr. in Fornari Schianchi 1998a, scheda n. 296, pp. 141-142) e datato all’inizio del XVII secolo. Anche la letteratura è concorde nell’affermare che il pittore, che ha operato a Frankenthal dalla metà del nono decennio del ’500 e che verso il 1617 è ritornato ad Anversa, non ha modificato sostanzialmente il suo repertorio legato anche alla Scuola bruegheliana.
Il nostro dipinto rimane dunque la testimonianza di un piacevole attardarsi dei piccoli maestri fiamminghi che mantengono a lungo cifre e colori legati al Manierismo.