Nell’Inventario generale corrente e in quello del 1874 compare una generica attribuzione della teletta a “Scuola bolognese del XVII secolo”, ribadita dal Ricci nel 1896.

A Quintavalle (1939, p. 298) si deve invece la più mirata circoscrizione dell’attribuzione a Pier Francesco Mola, tenuto comunque conto che l’artista, secondo le fonti, soggiornò in effetti anche a Bologna sulla via del ritorno dal territorio milanese a Roma (Passeri 1934, pp. 367-372), in un ambito cronologico ancora incerto (Laureati 1988, p. 818)

L’accostamento del dipinto all’artista pare a un primo esame condivisibile nell’analisi stilistica del fogliame che, come quinta teatrale, si schiude sul paesaggio, ricordando una versione del San Gerolamo nel deserto (Genty 1986, pp. 14-15); l’ammasso roccioso sullo sfondo pare una citazione diretta da opere come il Paesaggio con monaco che legge (Genty 1986, pp. 20-21 e 27), dove è parimenti rilevabile un’affinità pittorica nella conduzione del panneggio della veste del frate. Tuttavia, la materia più sfatta, la pennellata più liquida e nel contempo sintetica inducono a riconsiderare l’attribuzione al Mola tout court in favore piuttosto di un anonimo seguace o imitatore.

Bibliografia
Inventario… 1874;
Ricci 1896, p. 368;
Quintavalle A.O. 1939, p. 298;
Ghidiglia Quintavalle 1968b, p. 83
Restauri
1956-57;
1968
Mostre
Parma 1968
Scheda di Alessandra Toncini Cabella, tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere Il Seicento, Franco Maria Ricci, Milano, 1999.