• Titolo: Paesaggio con il battesimo di Cristo
  • Autore: Lucas Gassel (?)
  • Data: XVI secolo
  • Tecnica: Olio su tavola
  • Dimensioni: cm 52 x 61
  • Provenienza: Parma, collezione Dalla Rosa Prati, 1851
  • Inventario: GN272
  • Genere: Pittura
  • Museo: Galleria Nazionale
  • Sezione espositiva: Deposito

Il dipinto è stato considerato come opera di un autore fiammingo nei vari cataloghi della Galleria e il Quintavalle (1939, p. 325) l’ha associato al n. 273, per la comune matrice fiamminga e l’identità di misure e tecniche. La posizione dello studioso è condivisibile, tuttavia si notano alcune differenze stilistiche fra le due tavole, tanto che è necessario trattarle separatamente.

La grande vista che racchiude l’episodio del battesimo di Cristo presenta paesi e montagne lambiti da corsi d’acqua che confluiscono in una città portuale sul fondo, un lungo albero sopra un masso aggettante verso il primo piano delimita la superficie sinistra del quadro, a destra un avvallamento declina sul greto del fiume dove avviene il battesimo. Il sistema di alternare valli, formazioni rocciose e città risale a una pratica in voga nelle Fiandre durante il primo ’500, il cosiddetto paesaggio cosmografico inventato da Patinier e adottato anche da Herri Met de Bles, suo diretto seguace, il cui modo di rendere le alture frastagliate e punteggiarle di edifici spesso fortificati è molto affine a quello della tavola qui esaminata.

Una valutazione degli elementi del quadro consente di riconoscere in Lucas Gassel il probabile esecutore. L’artista, attivo a Bruxelles, è considerato un paesaggista discretamente dotato e molto raro, poiché i quadri monogrammati sono meno di una decina e alcuni riportano date comprese fra il 1538 e il 1550.

Franz (1969) ha sostenuto che le opere di Gassel pur mancando di alta qualità hanno il fascino dei dipinti naïf.
Il confronto con le opere conosciute del pittore ne mette in luce il procedimento compositivo: l’uso del gradino roccioso con l’albero in primo piano, l’uso dei piani giustapposti, l’inserimento di molti particolari anche realistici e l’effetto complessivo di una visione meno dispersiva rispetto al modello di Patinier e Bles. In particolare è possibile avvicinare il nostro dipinto al quadro con lo stesso soggetto iconografico, firmato con il monogramma e datato 1542 della collezione Stuyk di Anversa (cfr. Baudoin 1950, p. 155). Si notano i tratti appena elencati e la presenza di alcuni dettagli che riportano alla tavola in esame: le casupole dei villaggi e gli edifici a pianta centrale arroccati sulla destra, le figure abbreviate e non integrate nel contesto paesistico. Leggermente migliore appare nel dipinto parmense l’atmosfera complessiva della veduta e la maggior naturalezza degli alberi, elemento che deporrebbe a favore di una data più avanzata, oltre la metà del secolo.

Scheda di Maria Pietrogiovanna tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere Il Cinquecento, Franco Maria Ricci, Milano, 1998.