Il tema è tratto dal libro X dell’Eneide: Pallante, figlio amatissimo di Evandro, re degli Arcadi alleato di Enea, è ucciso in battaglia da Turno che lo trafigge e gli strappa quale trofeo la cinta preziosa. Sarà questa a scatenare più tardi la vendetta di Enea contro Turno.

L’episodio, toccante e pieno di pathos (“… escon per una via la vita e il sangue”), simmetrico alla morte di Patroclo, rappresenta un’eccezione nel percorso del pittore svizzero Jacques Sablet, che raramente si misurò con i temi di storia.
Sablet sarà infatti un incantevole petit-maître, dotato nel genere del paesaggio e in quello del ritratto così da realizzare alcune tra le più moderne e indimenticabili conversation pieces di fine ’700, ambientate rigorosamente en plein air. Sullo sfondo di spazi luminosi, le sue figure si stagliano gracili e nostalgiche, consapevoli dei grandi temi romantici quali la solitudine e la morte.

Qui invece siamo agli esordi. Jacques Sablet ha appena conquistato un secondo premio all’Accademia di San Luca di Roma (1777); la vincita al concorso di Parma gli frutta una borsa di studio del suo governo utile a prolungare il soggiorno in Italia.
A Roma, dove rimarrà fino al 1793, Sablet era arrivato da circa tre anni al seguito di Joseph-Marie Vien, direttore dell’Accademia di Francia. Come tutti, deve cimentarsi all’inizio nel genere della Pittura di storia, che tuttavia abbandona senza riserve nel 1782, quando potrà finalmente contare su una clientela internazionale, interessata al ritratto, alle scene di conversazione, ai dipinti di genere ispirati al costume popolare.

Con questo dipinto ispirato alla morte di Pallante, il pittore dimostra di possedere una buona formazione accademica apprezzata dalla giuria: “La composizione è felicissima, segnatamente nella parte superiore, dove sono figurate le Parche con bella varietà di mosse.
Il tocco del pennello è franco, pieno di vita” (cit. in Les frères Sablet… 1985, p. 45). Sablet stesso doveva andare piuttosto fiero del quadro se la composizione compare fra quelle appese alle pareti del suo atelier nella tela eseguita nel 1781, dove l’artista si raffigura nello studio accanto ai genitori venuti a visitarlo (Autoritratto del pittore nello studio con i genitori, Losanna, Musée Cantonal des Beaux-Arts).

Va precisato che poiché questa tela con la Morte di Pallante appartiene da sempre all’Accademia di Parma (erano queste le regole del concorso), il dipinto raffigurato nell’atelier doveva essere il bozzetto preparatorio.
Considerato a lungo perduto, quel bozzetto (olio su carta applicata su tela, 18-1/2 x 13-5/8 pollici; cfr. a fianco) è riapparso sul mercato di New York ed è stato di recente acquistato dalla Sarah Campbell Blaffer Foundation e destinato quale prestito permanente al Museum of Fine Arts di Houston, Texas.

Bibliografia
Carteggio… 1769-1801;
Atti…, vol. 1, 1770-1793;
Accademia di Parma, 8 giugno 1778;
Mémorial… 9 ottobre 1778;
Journal… 1778, p. 146;
Hautecoeur 1910 (II), p. 152;
Rosenberg 1979d, p. 826;
Allegri Tassoni 1979, pp. 33-34;
van de Sandt 1984, n. 3;
Pellegri 1988, pp. 153-154
Restauri
1905 (G. Filippini);
1989 (Lab. Degli Angeli)
Mostre
Parma 1979;
Nantes-Losanna-Roma 1985
Anna Ottani Cavina, in Lucia Fornari Schianchi (a cura di) Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere. Il Settecento, Franco Maria Ricci, Milano 2000.