• Titolo: Mensola con centauro che scocca la freccia
  • Autore: Anonimo
  • Data: Prima metà del XII secolo
  • Tecnica: Altorilievo
  • Dimensioni: 28 x 33 x 37
  • Provenienza: Ignota; già Parma, Museo Archeologico
  • Inventario: GN1819
  • Genere: Scultura
  • Museo: Galleria Nazionale
  • Sezione espositiva: Antelami e il suo tempo

La mensola presenta una grossa lacuna nell’angolo superiore destro e numerose cadute in corrispondenza degli arti, della coda e del volto della figura. È scolpita solo sul lato frontale con un centauro di profilo in atto di scoccare una freccia; l’arco, impugnato con la mano sinistra corrisponde allo spigolo della mensola e ha la corda tesa; il centauro, volto in avanti, ha lunghi capelli a ciocche che finiscono in riccioli solcati da sottilissime scanalature, sollevati dietro la testa e una lunga coda arcuata (quasi totalmente scomparsa) desinente in fiocco bipartito. La disposizione degli arti inferiori accentua il senso del movimento della corsa già indicato dai capelli al vento.

La Fornari Schianchi (1989), dopo avere sottolineato la frequenza del motivo decorativo nell’area emiliana nel XII secolo, esemplificato anche da due capitelli della Cattedrale di Parma, ne evidenzia la particolare tensione del movimento.

Il centauro compare frequentemente nelle sculture romaniche sia nelle scene di caccia, sia nel tralcio abitato, sia come Sagittario negli zodiaci.

Nella Cattedrale di Parma è rappresentato due volte: nel capitello su parasta della navata laterale sinistra nell’ambito di una complessa scena di lotta mentre sta saettando una scimmia, e nel pilastro del matroneo destro mentre sta cacciando un cervo (Quintavalle 1974, figg. 405, 552). Inoltre il centauro appare per ben tre volte nelle formelle all’esterno del Battistero. Si tratta dunque di uno dei soggetti maggiormente conosciuti del bestiario medievale, la cui simbologia, come spesso accade, non è univoca: anche se nel Physiologus viene associato agli esseri paurosi e ambigui, assume valenze simboliche diverse a seconda del contesto in cui è rappresentato.

Per quanto riguarda questa mensola, nonostante le difficoltà di attribuzione causate dallo stato di conservazione da un lato e dalla estrema diffusione del soggetto dall’altro, tuttavia, per la scrittura dei capelli, il disegno della coda e la resa volumetrica del corpo può essere avvicinata agli esempi della Cattedrale, anche se mostra una maggiore scioltezza nella resa del movimento; di conseguenza la sua cronologia andrà fissata entro il secondo quarto del XII secolo.

Scheda di Maria Pia Branchi tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere dall’Antico al Cinquecento, Franco Maria Ricci, Milano, 1997.