L’affresco, incorniciato su due lati da decorazioni geometriche policrome e su di un lato da sottili modanature delimitanti lo spazio quadrangolare inferiore di una delle monofore (di cui è rimasta traccia lungo la muratura esterna della chiesa), rappresenta il Martirio di san Bartolomeo secondo un’iconografia abbastanza comune nei secoli XIV e XV.

Specularmente ad esso era raffigurato l’arcangelo Michele nell’atto di pesare le anime con una grande bilancia, che è ancora visibile sulla parete della cappella di Santa Caterina. Il santo, legato su di un tavolaccio, viene scorticato con affilati coltelli, da due carnefici dalla pelle scura, che portano copricapi orientali e i cui volti sono disegnati con una accentuata resa espressionistica. L’inserimento di una scena della vita di San Bartolomeo entro le Storie di santa Caterina sembra assai forzato, anche se non è da escludere che altri episodi della sua vita occupassero alcuni riquadri della cappella andati ormai perduti. La sua presenza potrebbe forse essere giustificata dal fatto che il figlio di Oberto Landi, uno dei probabili committenti, si chiamava Bartolomeo.

Il volto di San Bartolomeo offre stringenti affinità con il volto del San Bartolomeo del settimo piliere a sinistra della chiesa di San Francesco di Lodi e con quello del terzo piliere a sinistra del medesimo edificio.

Scheda di Antonella Gigli tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere dall’Antico al Cinquecento, Franco Maria Ricci, Milano, 1997.