• Titolo: Maria Maddalena in adorazione del Crocifisso
  • Autore: Giambattista Pittoni
  • Data: 1730-1740
  • Tecnica: Olio su tela
  • Dimensioni: cm 241 x 202
  • Provenienza: Parma, chiesa dei Cappuccini; Galleria Ducale, 1810; restituito alla chiesa nel 1816; Refettorio di Santa Caterina, 1877; in Galleria nel 1915
  • Inventario: Inv. 1081
  • Genere: Pittura
  • Museo: Galleria Nazionale
  • Sezione espositiva: La pittura veneta 1600-1700

All’incirca alla metà degli Anni trenta del ’700, tre grandi esponenti della civiltà pittorica veneziana ricevettero ciascuno la commissione per una pala d’altare nella chiesa dei Cappuccini di Parma, chiamata la Maddalena, opere ben note singolarmente alla storiografia, ma di rado considerate nel contesto dello stesso ambiente (Knox 1985). La prima guida cittadina che le menziona nell’ubicazione originaria è la III edizione della Guida di Parma di Ruta del 1780; da cui veniamo a sapere che la Maddalena del Pittoni si trovava nella seconda cappella a destra, fronteggiata a sinistra dall’Immacolata del Piazzetta (inv. 230, cfr. scheda n. 677), mentre il dipinto del Tiepolo si trovava nella quarta e ultima cappella a destra (inv. 216; cfr. scheda n. 679).

Anche se la prima citazione è del 1780, la data della commissione e dell’esecuzione precedono di alcuni decenni.

Nel 1739 l’incisore Pietro Monaco pubblicava la sua celebre Raccolta di cinquantacinque storie sacre, che includeva la riproduzione a stampa di due dipinti allora nella collezione di certo Giovanni Boschi che sono chiaramente il modelletto perduto per la pala del Piazzetta e quello per la Maddalena di Pittoni, oggi alle Gallerie dell’Accademia di Venezia (Moschini Marconi 1970).
La data di pubblicazione del volume fornisce dunque un termine ante quem per i bozzetti.

È probabile che entrambi gli artisti, come del resto anche Tiepolo, rientrassero nell’ambito dello stesso progetto decorativo, intorno alla metà degli Anni trenta.

Questo programma che escludeva clamorosamente gli artisti locali a favore dei veneziani è forse dovuto a una decisione politica del giovanissimo duca di Parma Carlo, come atto di pietà familiare nei confronti della chiesa, mausoleo funerario ducale, e quindi meritoria dei più aggiornati pittori a livello internazionale (Knox 1985).

Anche se Giovan Battista Pittoni inizia la sua carriera presso lo zio Francesco a Venezia, dove lavorerà sempre, anche per committenti stranieri, senza spostarsi, sviluppa una visione pittorica di gusto pienamente rococò, avviando una fiorente e attiva bottega. Lavora dal 1726 al 1730 soprattutto con Canaletto per quattro tombe allegoriche ordinategli da Owen McSwiney, riceve incarichi da casa Savoia a Torino e dalla Corte spagnola. Nel 1743, assieme a Tiepolo, Piazzetta, Amigoni e Zuccarelli viene scelto da Francesco Algarotti per dipingere una serie di tele destinate alla Galleria di Augusto III a Dresda. Tra i fondatori dell’Accademia veneziana, ne assume la presidenza dal 1758 al 1760 e di nuovo nel 1763.

Nel dipinto, databile entro il quarto decennio, è raffigurato l’episodio ultimo della vita della santa, ritiratasi in eremitaggio, dopo la rinuncia ai beni terreni.

La sua figura di sensuale giovane donna, piuttosto che di asceta penitente, giocata su raffinati toni grigi, azzurri e violacei, emerge dallo sfondo scuro dell’antro aperto su un paesaggio notturno, cui si contrappone la luminosa nitidezza degli oggetti in primo piano: la stuoia semiarrotolata, il teschio, lo staffile, la catena, il Vangelo, simboli di penitenza e meditazione, al di sopra dei quali da una grande nube, affiorano i volti di tre angioletti.

Rispetto alla vibrante e sciolta condotta del modelletto, la soluzione definitiva è più levigata, più fredda, perde in immediatezza, mentre aumenta il sentimento patetico e “sospiroso” pur mantenendo una qualità formale rigorosamente coerente.

Bibliografia
Ruta 1780, p. 39;
Affò 1796, p. 108;
Donati 1824, p. 134;
Bertoluzzi 1830, p. 49;
Malaspina 1851, p. 92;
Coggiola Pittoni 1914, p. 181;
Nugent 1925, pp. 162-165;
Coggiola Pittoni 1933a, p. 411;
Coggiola Pittoni 1933b, p. 46;
Voss 1933;
Goering 1934, pp. 216-217;
Quintavalle A.O. 1939, n. 1081, p. 138;
Pallucchini 1945, p. 20;
Quintavalle A.O. 1948, p. 123;
Arslan 1951, p. 27;
Donzelli 1957, p. 193;
Pallucchini 1960, p. 119;
Da Mareto – Da Campagnola 1961, p. 65;
Ghidiglia Quintavalle 1965, p. 36;
Moschini Marconi 1970, p. 80;
Ceschi Lavagetto 1979, p. 77;
Zava Boccazzi 1979, p. 153;
Fornari Schianchi s.d. [ma 1983], p. 187;
Knox 1985, pp. 114 sgg.;
Nepi Scirè 1990, p. 240
Mostre
Firenze 1922;
Parma 1948;
Parma 1979;
Firenze 1986;
Belgrado 1990
Giovanna Nepi Scirè , in Lucia Fornari Schianchi (a cura di) Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere. Il Settecento, Franco Maria Ricci, Milano 2000.