- Titolo: Maria Luigia d’Austria
- Autore: Giovan Battista Borghesi
- Data: 1839
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensioni: cm 252 x 192
- Provenienza: Guardamobile ducale
- Inventario: 1032
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: L'Accademia
L’aulico ritratto è l’immagine più nota di Maria Luigia d’Austria (1791-1847), figlia di Francesco I, imperatrice dei Francesi quale seconda moglie di Napoleone e, a seguito del Congresso di Vienna, duchessa di Parma, Piacenza e Guastalla (1816).
Ad eseguire l’opera fu il pittore di corte e professore dell’Accademia locale, Giovan Battista Borghesi, allievo di Biagio Martini, che nel 1837 ricevette l’incarico di realizzare un ritratto ufficiale della sovrana per completare la sala iconografica dei duchi, che la duchessa gli aveva fatto allestire nel Palazzo del Giardino. Le differenze tra il bozzetto, conservato in collezione privata, e la grande tela consegnata nel 1839 sono state suggerite dalla stessa Maria Luigia, la quale volle che la testa fosse copiata da un modello di François Gérard, forse uno studio per il celebre ritratto dell’Imperatrice ora a Vienna (1812), mentre gli accessori e il trono dovevano corrispondere alle fogge in voga in quegli anni.
Borghesi riuscì nell’intento esaltando la sua indole di donna mite, romantica, ma anche il suo ruolo di governo, avvalendosi degli apparati e degli arredi à la mode e riproponendo la stessa mise en scène che aveva decretato il successo dei ritratti regali settecenteschi francesi. Imposta un set vero e proprio e illumina, come attraverso uno spot, la parte centrale occupata dal viso della sovrana. Con raffinata leggerezza dipinse l’elegante abito di tulle rendendo con abilità tecnica le trasparenze dei ricami in oro e delle trine plissettate, oltreché i preziosi gioielli, che Maria Luigia tanto amava. Un ritratto ufficiale, di solenne e robusto impianto, addolcito dai fiori recisi nel vaso e dalla corona che trattiene le carte collocate alla rinfusa sotto di essa, dove si scorgono il progetto per il Teatro Regio e il ponte sul Taro, richiamando le tante opere promosse sotto il suo governo, che esaltano insieme le ragioni del pensiero assolutista e l’intelligenza di sviluppo del ducato.