- Titolo: Madonna in gloria col Bambino e i santi Giacinto, Stefano, Rocco e Sebastiano
- Autore: Jan Soens
- Data: 1590 ca
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensioni: cm 300 x 190
- Provenienza: Parma, ex chiesa di San Pietro martire; in Galleria dal 1812
- Inventario: GN119
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: I fiamminghi
Il quadro proviene dall’altare di San Giacinto nella chiesa di San Pietro martire di Parma: san Giacinto, domenicano di origine polacca, contemporaneo di san Domenico, è in effetti rappresentato in primo piano, al centro, inginocchiato in preghiera, il capo levato verso la Madonna che gli appare in mezzo alle nuvole circondata da angioletti che tengono un cartiglio fregiato da una pietosa invocazione diretta al santo.
Durante un’invasione, san Giacinto mise in salvo una statua della Vergine: dunque una particolare devozione lo legava alla Madonna.
Il santo, correttamente identificato negli antichi cataloghi (Ricci, Quintavalle), è stato poi confuso con san Pietro martire senza dubbio perché il quadro proveniva da una chiesa a lui dedicata. Ma l’assenza di oggetti legati alla sua figura, l’iscrizione recante il nome di Giacinto e il fatto che il quadro provenga dall’altare del santo non lasciano alcun dubbio sulla sua identità. Curiosamente Meijer (1988), che riproduce il quadro a colori con l’esatta identificazione, ritorna, per errore, a san Pietro martire quando cataloga il dipinto (n. 171, p. 174).
A sinistra spicca il diacono Santo Stefano – non ricordato da Quintavalle – che stringe la fronda di palma del martirio e un libro su cui poggiano pietre insanguinate. Secondo Ricci (1896), su altre pietre, ai piedi del santo, macchie di sangue formavano le lettere I A S. Questa interpretazione è però incerta: non potrebbe trattarsi piuttosto delle lettere I H S, sigla gesuita visibile nel disegno della Circoncisione, perduta, di Soens (Londra, British Museum; Béguin 1990, p. 274)? Una simile iscrizione, in ogni caso, sarebbe difficile da conciliare con il dipinto di San Pietro martire legato all’Ordine domenicano. Ma, dopo una verifica in Galleria, due sole lettere sono risultate leggibili: I M. Compaiono sia sui sassi sotto il piede di santo Stefano, sia sui ciotoli appoggiati sul libro che tiene nelle mani.
Sulla destra di san Sebastiano è rappresentato, seminascosto in secondo piano, San Rocco, di cui non si scorgono che il viso e il bastone da pellegrino. I due santi, consuetudinariamente invocati durante le pestilenze, potrebbero chiarire la data e l’origine della commissione del quadro?
L’evidente influsso del Correggio, soprattutto nella parte superiore della tela, è congiunto a una forte derivazione fiamminga contraddistinta dalla pesantezza delle forme, dalla esecuzione vigorosa e dalla mancanza d’idealizzazione delle figure. Resta il fatto che l’attento volto della Vergine, il San Giacinto modellato con vigore e l’elegante Santo Stefano dalla rilucente dalmatica non mancano di fascino… Le affinità della composizione con il grande quadro di Soens nell’oratorio della Rocca Sanvitale a Fontanellato (Madonna col Bambino in gloria fra i santi Michele, Caterina da Siena e Benedetto) sono state appropriatamente rilevate. Lo stile più evoluto della Madonna di Parma sembra indicare un periodo più tardo, probabilmente abbastanza vicino a quello della Resurrezione del 1590, una datazione che sembra adottare anche Meijer (1988) nella collocazione che assegna all’opera nel catalogo di Soens.