- Titolo: Madonna della Misericordia
- Autore: Anonimo
- Data: XIX secolo
- Tecnica: Affresco staccato
- Dimensioni: 210 x 127
- Provenienza: Parma, convento dei Cappuccini; in Galleria dal 1868
- Inventario: GN450
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Dal Medioevo a Leonardo Ala Ovest
Il dipinto proviene dal convento dei Cappuccini a Parma, “ove sovrastava una porta in fondo ad un corridoio” (Quintavalle 1939a). Corrado Ricci (1896) lo assegnava alla scuola cremonese, genericamente; Ottaviano Quintavalle (1939a), sulla stessa scia, lo riferiva a un seguace di Bonifacio Bembo e addebitava l’apparenza sospetta al restauro del 1896 di Frenguelli, che a suo dire sarebbe intervenuto “purtroppo, non soltanto nella parte lignea che ha una decorazione gotica aggiornata”.
Una foto della Quadreria prima del riordinamento di Corrado Ricci nel 1896 (Fornari Schianchi 1983, p. 10, fig. 2) mostra come fosse montato sopra la porta di accesso alle Sale del Correggio e del Parmigianino, raccordato a un architrave intagliato e a due capitelli fogliati eseguiti ad hoc, forse in occasione dell’ingresso in Galleria; l’intervento del Frenguelli si era probabilmente limitato ad asportare una scritta lungo la modanatura superiore della predella (“in [tuo] subsidio confidamus hic nonnulli tra…”) e a ritoccare alcune parti, modificando ad esempio la fibbia sul petto della Vergine e alcune pieghe della sua veste.
Nonostante la provenienza e l’attestazione fin dal 1868, forte è il sospetto che non solo la cornice, inattendibile nella rivisitazione dei motivi d’intaglio gotico (si noti l’asimmetria ingiustificabile delle paraste laterali o il traforo che riempie gli archetti della centina, senza riscontri possibili), ma anche la pittura sia frutto di una falsificazione ottocentesca. I caratteri dello stile, anfiboli e refrattari a qualsiasi precisazione, denunciano la generica volontà di proporre una monumentalità quattrocentesca, che nella predella cede a un’indistinta morbidezza cinquecentesca mentre nella desinenza affilata delle mani riproduce modelli ancora tardogotici. Tale sospetto s’incontra con la notazione di varie anomalie tecniche, a cominciare dalla materia singolarmente magra, sì che per tutto traspare lo spessore della preparazione stesa a largo pennello, o dall’incongrua incisione della corona della Vergine contro un nimbo che avrebbe dovuto piuttosto essere dorato. Ovviamente una parola definitiva sull’opera potrà essere pronunciata dopo approfonditi esami tecnici.