• Titolo: Madonna col Bambino
  • Autore: Francesco Scaramuzza
  • Data: 1827 ca.
  • Tecnica: Olio su tela
  • Dimensioni: 132 x 94
  • Provenienza: Parma, Accademia di Belle Arti, saggio di pensione inviato da Roma nel 1827
  • Inventario: Inv. 549
  • Genere: Pittura
  • Museo: Galleria Nazionale
  • Sezione espositiva: Deposito

Solo un anno è passato da Alessandro Farnese alla battaglia di Lepanto (inv. 741; cfr. scheda precedente) e il mutamento di stile è evidente: ora Scaramuzza cerca la naturalezza e a Roma si avvicina a Raffaello, si esercita in Vaticano a copiare teste, mani, figure intere, come in questo caso che si può considerare la testimonianza del suo apprendistato. Questa copia dalla Madonna di Foligno (Musei Vaticani) è il primo saggio inviato all’Accademia da Roma, dove fu pensionato dal gennaio 1827 al dicembre 1829.

Nell’agosto del 1827 l’opera era già stata mandata a Parma, ma il pittore non era per nulla soddisfatto, temeva infatti che un giudizio negativo potesse pregiudicare la sua aspirazione al prolungamento del pensionato per altri diciotto mesi, timori infondati poiché dall’Accademia il presidente Agostino Manara e Toschi riponevano in lui grandi aspettative e lo provvedevano a Roma dei necessari sussidi oltreché di amici e benefattori per rendere più proficuo il suo soggiorno. Nessun commento sembra comunque essergli giunto da Parma sul primo saggio e l’esito lo teneva ancora in apprensione, tanto che l’anno dopo tornava sull’argomento in una lettera al Toschi: “Io non le parlerò del 1° saggio forse arrivato costì, se non per dirle che contro mia voglia l’ho spedito volendolo un obbligo Accademico, e la necessità di non parere ozioso. Il dispiacere, che così malamente ho cominciato a dar progresso de’ miei studi di Roma m’ha talmente infervorato allo studio di mie altre produzioni, ch’io spero di rifarmi dal giusto scorno che codesta brutta copia mi potrà arrecare. Avendo finora studiato al Vaticano, com’Ella sa forse non inutilmente…”. Parole da cui traspare un’autocritica e un’aspirazione al perfezionismo che lo accompagneranno per tutta la vita. Il saggio che il pittore sembra aver ripudiato avrà comunque significative conseguenze sulla produzione successiva. La scelta del soggetto innanzitutto, con la sua morbida gestualità, segna il distacco definitivo dalla rigidità legnosa trasmessa dal Pasini negli anni della formazione, vi è poi il motivo della fonte di luce, un grande nimbo infuocato che illumina da dietro la divinità assisa in cielo e coronata da piccoli angeli in cerchio, un tipo di illuminazione che, attraverso gli esiti del Correggio, sarà ripreso ed elaborato da Scaramuzza in diversi contesti: da Minerva e Prometeo sulla volta della Sala di lettura della Biblioteca Palatina a San Napoleone martire, dall’Assunta di Cortemaggiore alla volta della Sala Dante sempre nella Biblioteca Palatina e ancora in alcuni disegni per la Divina Commedia.

A Scaramuzza è attribuita un’altra copia dalla Madonna di Foligno (Parma, Ospedale Maggiore) di dimensioni inferiori ma più ampia nella composizione delle figure.

Bibliografia
Carteggio… 12 agosto 1827;
Carteggio… 19 marzo 1828;
Pigorini 1887, p. 55;
Ricci 1896, p. 21;
Campanini 2000, scheda n. 113
Nicoletta Agazzi, in Lucia Fornari Schianchi (a cura di) Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere. Il Settecento, Franco Maria Ricci, Milano 2000.