- Titolo: Madonna col Bambino in braccio
- Autore: Felice Cignani
- Data:
- Tecnica: Olio su tela
- Dimensioni: cm 61,5 x 50
- Provenienza: Parma, collezione Sanvitale, 1834
- Inventario: GN 418
- Genere: Pittura
- Museo: Galleria Nazionale
- Sezione espositiva: Deposito
Come riporta l’Inventario generale, il dipinto proviene dalla collezione Sanvitale di Parma dove era riferito al bolognese Carlo Cignani, artista ben noto nella città farnesiana per i celebri affreschi eseguiti con la collaborazione dell’efficiente bottega nel Palazzo del Giardino e per l’attività svolta in città da alcuni collaboratori quali Emilio Taruffi, Marcantonio Franceschini e il figlio Felice Cignani.
L’attribuzione al maestro bolognese si è mantenuta per quasi tutto l’800 e compare nelle Guide di Martini (1871, p. 72) e di Pigorini (1887, p. 25), oltre che nella tradizione inventariale.
È stata però abbandonata con una certa leggerezza da Ricci che nel 1896 osservava come la tela, pur non mancando “di una certa grazia”, non mostrava “la franchezza e larghezza tecnica delle cose del Cignani”, per concludere: “Non crediamo di errare assegnandola ad Ercole Graziani” (Ricci 1896, p. 94). La nuova attribuzione, sebbene alquanto gracile sotto numerosi aspetti, ha retto tuttavia nel corso del tempo raccogliendo i consensi degli autori delle Guide della Galleria, da Sorrentino (1931a, p. 22) a Quintavalle (1939, p. 300) fino alla Ghidiglia Quintavalle (1968b, p. 88).
Solo nel 1977 il quesito attributivo è stato affrontato nella promettente prospettiva della produzione della bottega di Carlo Cignani da parte di Roli (1977, pp. 98, 133, n. 24) il quale ha proposto il nome di Felice Cignani, assegnando il dipinto al periodo forlivese che ebbe inizio con il trasferimento del padre in questa città, chiamato per la decorazione della cupola della cappella della Madonna del fuoco nel Duomo (La cupola… 1979).
Alle spalle dell’invenzione si avverte fortissima l’ispirazione cignanesca, e in particolare si colgono gli studi calibratissimi compiuti sui modelli di Correggio. Alla sostenuta nobiltà dell’invenzione non corrisponde una veste pittorica adeguata: l’immagine si indurisce nel grafismo che scompartisce rigidamente il volto della Madonna e del Bambino e il colore non conosce la sfumata morbidezza della stesura di Carlo Cignani. La linea che scontorna le gambe del Bambino e il chiaroscuro che le modella non raggiungono inoltre la politezza formale di Marcantonio Franceschini; né producono la tramatura madreperlacea della tavolozza di Francesco Mancini.
Il confronto con le opere di Felice Cignani conferma la pertinenza dell’attribuzione avanzata con ammirevole competenza da Renato Roli. Alle spalle di questo dipinto sono alcuni modelli del padre quali Dalila e Sansone ora nella Pinacoteca Nazionale di Bologna, un tempo nella collezione Zambeccari, e le note tele di Schloss Bückeburg con la Maddalena e con Marta e Maddalena acquistate dal conte Friedrich Christian von Schaumburg-Lippe nel viaggio italiano del 1685 (Buscaroli Fabbri 1991, pp. 172-173). Affinità sostanziali si colgono infine con opere di Felice quali la pala con la Sacra Famiglia e sant’Antonio della chiesa di Santa Maria della Carità a Bologna e la Madonna con san Filippo Neri della Pinacoteca Civica di Forlì (Roli 1977, pp. 98, 243; Milantoni 1981, pp. 486-488; Roli 1990, p. 667).