La piccola tavola, numerata con il numero 50 nell’Inventario Dalla Rosa-Prati, è stata accettata senza incertezza alcuna dalla storiografia che l’ha presa in esame a partire dal corpo degli illustri accademici che la esaminarono prima dell’acquisto (1851), i quali confermavano l’ammirazione con cui era considerata nella raccolta di provenienza.

Il Ricci ne sottolineò la particolare grazia e il Quintavalle l’eco raffaellesca della sua prima attività accostandolo a un disegno del Louvre con la Madonna col Bambino e putti forse da identificarsi con la Madonna col Bambino e san Giovannino (Louvre, inv. 6774) già nella collezione di Alfonso IV a Modena (cfr. Cellini 1998, p. 166) dove la sinuosità e l’allungamento delle figure evocano l’influenza del Parmigianino e il dipinto con la Sacra Famiglia nello stesso Museo (inv. 661) di provenienza farnesiana (cfr. Utili 1995, pp. 310-311; e Loire 1996, pp. 333-334, che riporta tutti i dipinti di analogo soggetto presenti in diverse collezioni).

Cita inoltre una replica quasi identica nella Pinacoteca di Bologna (cfr. Negro – Pirondini 1994, fig. 309).

È indubbiamente una delle numerose varianti dedicate a questo tema e alla Sacra Famiglia che spiccano nel catalogo complessivo dell’artista che seppe interpretare, sempre, con grande sensibilità e dolcezza, ogni soggetto di questa tipologia. La ricostruzione della sua biografia e della sua carriera artistica, soprattutto per quanto attiene la prima fase della sua attività, è acquisizione abbastanza recente e si deve soprattutto a Miller (1985-86, 1, pp. 36-45; 1987, 2, pp. 152-153; 1994, 2, pp. 155-156), che ricostruisce il suo, poco producente, apprendistato presso Federico Zuccari, e l’influenza della cultura figurativa bolognese rinnovata dai Carracci, visibile fin dalle sue prime prove e poi l’attività per la Corte estense e quella farnesiana, nonché per i Cappuccini di Fontevivo.

Nell’Inventario del duca di Parma del 1708 (cfr. Bertini 1987), sono elencate diverse Sacre Famiglie con san Giovannino, ma non si rintraccia un soggetto semplificato come il nostro, mancante del san Giuseppe, anche se pare di trovare qualche vicinanza nella posa con il n. 299 (Bertini 1987) dove nella prima camera si descrive un dipinto leggermente più grande di questo con “una Madonna a sedere, tiene in grembo un bambino, sopra la di cui spala tiene la destra et egli le posa in seno, con le mani sopra la spala destra”. Questo non è che un esempio per confermare un suo specifico interesse e una richiesta ripetuta dei committenti per questi dolcissimi quadretti che si configurano in linea con le scelte raffaellesche ma anche correggesche, basta ricordare la Madonna Campori. Qui l’artista propone un suo schema personale con la Madonna rivolta verso il riguardante e lo scherzoso ruotarsi del Bambino per nulla attirato dal fiore che san Giovannino gli offre.
Una gestualità delicata e sommessa, una gestione misurata della tavolozza in cui non manca il bianco, spento da delicate ombre che attraversano il panno su cui siede il Bambino. Un’opera lieve da assegnare agli anni giovanili del primissimo ’600, quasi un biglietto da visita per il suo ingresso a Parma; purtroppo oggi il dipinto presenta un problematico assetto conservativo dovuto a numerose lacune e ad altrettanti interventi che hanno alleviato i danni subiti, consentendone una complessiva lettura.

Bibliografia
Martini 1875, p. 32; Pigorini 1887, p. 38;
Ricci 1896, p. 61;
Moschini 1927, pp. 131-132;
Foratti 1936, p. 57;
Quintavalle A.O. 1939, p. 90;
Quintavalle A.O. 1948b, p. 63;
Dall’Asta 1990-91 (tesi di laurea)
Restauri
1947-48;
1983 (M. Simonetti)
Mostre
Parma 1948
Scheda di Lucia Fornari Schianchi, tratta da Fornari Schianchi L. (a cura di), Galleria Nazionale di Parma. Catalogo delle opere Il Seicento, Franco Maria Ricci, Milano, 1999.